Analisi strutturale degli stati dell’io

Analisi strutturale degli stati dell’io

Gli Stati dell’Io sono la nostra struttura psicologica

analisi degli stati dell'io

Alla nascita la struttura di personalità che presenta il neonato viene definita, in AT, Bambino Somatico (B1) poiché nel neonato predominano funzioni e reazioni corporee. Il bambino somatico presenta reazioni riflesse agli stimoli interni e esterni (B0), attrazione o evitamento intrinseci a un particolare esperienza interna (A0) e attrazione o evitamento condizionati a stimoli provenienti dalle figure genitoriali (G0). Nel bambino somatico si ha anche la memoria delle nostre esperienze passate. All’8-9 mese inizia lo sviluppo di una struttura chiamata Piccolo Professore (A1), capace di riconoscere la madre come separata e di tenerne l’immagine in sua assenza. L’A1 è la parte intuitiva di ciascuno di noi, curiosa e creativa, interessata a se stesso e al mondo che ha un ruolo fondamentale circa il modo di cavarsela nel miglior modo possibile nel mondo. Il   Piccolo Professore se accettato e incoraggiato durante l’infanzia, si espanderà e ci metterà in grado da adulti di continuare ad essere curiosi e creativi.

Quando il Bambino Somatico è a disagio perché i genitori non reagiscono adeguatamente alle sue espressioni spontanee, il Piccolo Professore cerca di intuire cosa i genitori si aspettino da lui mettendo in atto azioni idonee; quando queste azioni diventano, rinforzate dai genitori,  automatiche si parla di G1, l’Elettrodo che contiene un sistema di riferimento  preciso per stare al mondo e che controlla gli impulsi del bambino somatico

Nell’anno successivo si ha l’inizio di una nuova struttura di personalità, caratterizzata da un livello di pensiero di tipo logico cioè lo Stato dell’Io Adulto vero e proprio (A2), cronologicamente posteriore al Piccolo Professore. Le componenti primitive del pensiero razionale dell’Adulto diventano operative insieme alle migliori capacità verbali del bambino. L’Adulto raccoglie, immagazzina e usa le informazioni che deriva da diverse fonti: internamente dagli Stati dell’Io e dal mondo esterno. A2 è spesso chiamato Computer perché raccoglie dati e emette giudizi in maniera logica ed essenzialmente senza emozioni. Verso il terzo anno si completa all’interno dello stato dell’Io Bambino la struttura G1, cioè il genitore del bambino. Al 3° anno di età si completa quindi la formazione dello Stato dell’Io Bambino, definibile come una struttura di personalità che contiene quegli stati d’animo, pensieri e comportamenti che nell’età adulta sono sperimentati dalla persona come la parte più reale del suo essere. Tra l’8° e il 12° anno avviene l’energizzazione di una nuova struttura autonoma e funzionante : lo Stato dell’Io Genitore G2 che si distingue dal G1 per il fatto di essere introiettato dall’esterno e non autogenerato. Lo Stato dell’Io Genitore è la registrazione storica delle cose importanti che le figure genitoriali hanno fatto con, e nei confronti, di una persona. Il Genitore consiste in una serie di nastri di altre persone significative che hanno avuto una qualche relazione i potere col soggetto. Per quanto si accrescano le nuove esperienze, queste registrazioni non possono essere cancellate del tutto, e saranno sempre una parte della storia della persona.

Analisi funzionale degli Stati dell’Io

Analisi funzionale degli Stati dell’Io

Gli Stati dell’Io sono in azione nelle relazioni e nel rapporto con l’ambiente e ci permettono di capire come funzioniamo

analisi degli stati dell'io

Il Bambino (B2) funziona  in due modi , come Bambino Libero (BL) che si esprime spontaneamente senza l’influsso genitoriale e come Bambino Adattato (BA) che si comporta come se ci fosse un genitore che lo controlla. Sia il BA che il BL possono essere positivi o negativi a seconda che siano efficaci ed adeguati alla situazione. La struttura del B è quella parte della nostra personalità che ci fornisce le motivazioni principali del nostro agire.

L’Adulto (A2) funziona non in maniera completamente autonoma  ma su domanda di uno degli altri Stati dell’Io; l’Adulto è sempre attivo e disponibile anche se a volte viene ignorato. Questo Stato dell’Io è caratterizzato da un insieme autonomo di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento che risultano adattati alla realtà presente. Lo stato dell’Io Genitore  può essere di due tipi Affettivo (GA) e Normativo o Critico (GN) e si può esprimere sia quando il soggetto si rapporta agli altri nello stesso modo in cui si comportavano i suoi genitori (Genitore Attivo), sia internamente, mandando messaggi che influenzano il proprio Adulto o Bambino (Genitore Influenzante). Il GN lo vediamo quando si manifestano atteggiamenti di divieto e di comandi, il sancire regole, dettare le leggi etc, mentre il GA  invece si prende cura, mostra attenzione, premura, da sostegno ed è comprensivo. Alcuni esempi di come questi Stati dell’Io si manifestano sono i seguenti (Woollams & Brown, 1978):

 Il GA + si prende cura di un’altra persona con amore, quando quest’ultima ne ha bisogno e lo desidera – “Certo farò questo per te”.

Il GA – è sia troppo permissivo, sia troppo affettivo, in quanto fa per gli altri cose che non erano richieste o di cui non avevano bisogno – “Fammi fare questo per te”.

Il GC + è forte e dogmatico e prende le difese dei diritti suoi o degli altri senza umiliare nessuno – “basta! Questo non è giusto!”

Il GC – cerca di togliere l’autostima ad un’altra persona – “perché fai sempre così?”

L’A calcola le probabilità usando termini definibili operativamente – “Se usiamo questo tipo di acciaio c’è un’alta probabilità che il ponte resisterà a un vento di 150 miglia all’ora”.

Il BA + ottiene ciò che vuole o almeno evita il dolore compiacendo a ciò che, secondo lui, i “grandi” si aspettano da lui – “Sissignore”, a un superiore, e “per piacere” e “grazie” quando sono richiesti.

Il BA – si comporta in modo autodistruttivo per ottenere l’attenzione degli altri – dimentica di fare il saluto al Generale, e poi si meraviglia che le cose vadano sempre così male per lui.

Il BL + esprime direttamente quello che passa nella sua mente, si diverte, vive in intimità con gli altri e non fa del male a nessuno nel far ciò – “Ehi, giochiamo”

Il BL – fa del male agli altri o a se stesso nell’esprimersi e nel divertirsi – “Andiamo più veloci” anche quando è pericoloso. Ci sono pochi esempi di questo comportamento. Per lo più molti comportamenti che a prima vista possono essere del BL negativo sono in realtà azioni del BA autodistruttivo.

Analisi e terapia

Analisi e terapia

Psicoanalisi e psicoterapia sono la stessa cosa ?

SIgmund Freud, medico, neurologo e psicanalista, ideatore e fondatore della psicoanalisi, aprì la strada alla moderna psicologia e all’idea che corpo e mente sono intimamente legati, si condizionano a vicenda, e hanno delle parti di cui non si ha consapevolezza, cioè incoscienti.

Come sostiene Michele Novellino, senza di lui non esisterebbe la moderna psicologia e psichiatria e noi (psicoterapeuti, psicologi, psichiatri) non saremmo qui.

Ma molto tempo è passato e molte delle idee di Freud non si sono dimostrate corrette e reali, cosa facilmente comprensibile considerando i tempi che viveva.

Ma ancora oggi le parole che iniziano con “psi” portano molte persone a pensare a Freud e alla psicoanalisi, concetti spesso associati all’idea di malattia mentale, di follia.

La psicoanalisi è tuttora una disciplina psicoterapeutica praticata e diffusa e è una piccola fetta dell’ampia offerta di trattamenti psicoterapici disponibili. Quindi: psicoterapia e psicoanalisi non sono sinonimi.

locandina capire la psicologia
Questa è la pubblicità apparsa durante il mese di agosto 2016 di una collana chiamata “capire la psicologia” e in cui i termini psicologi e psicanalisti vengono utilizzati in modo interscambiabile.

Psicoterapia: CURA DELLE CONDIZIONI DI DISAGIO EMOTIVO E RELAZIONALE ATTRAVERSO UNA RELAZIONE D’AIUTO “GUIDATA” DA UN PROFESSIONISTA ABILITATO (modificato da Novellino, Scegliere lo psicoterapeuta, come e quando, Franco Angeli/Le comete)

Psicoanalisi: un procedimento per l’indagine dei processi psichici cui altrimenti sarebbe impossibile accedere; un metodo terapeutico basato su tale indagine per il trattamento dei disturbi nevrotici. Si tratta in pratica di rendere cosciente l’inconscio con un’analisi, guidata dall’analista, con cui è possibile dare significato a quanto regola la condotta e il comportamento dell’uomo.

 

Berne e l’analisi transazionale

Berne e l’analisi transazionale

Eric Berne, 1910 – 1970

Ormai più di 40 anni fa, Eric Berne concepiva e proponeva una nuova teoria della personalità e della comunicazione tra esseri umani che metteva al centro dell’attenzione le interazioni tra le persone e il bisogno innato e irrefrenabile di essere riconosciuti dagli altri; le transazioni tra le persone sono il nostro sociale quotidiano e sono determinanti per il nostro benessere psicologico e fisico; esse possono essere osservate, decifrate, interpretate e modificate.

Nasceva l’Analisi Transazionale, l’AT, e nasceva un nuovo modo semplice e profondo allo stesso di tempo, di leggere i comportamenti e di capire i dialoghi interni.  Come lo stesse Berne affermava: ”  l ‘AT è il sistema per capire i comportamenti umani, per cercare di cambiare i comportamenti umani e per prevedere i comportamenti umani”

Eric Berne

Eric Leonard Bernstein, meglio conosciuto come Eric Berne (Montréal, 10 maggio 1910 – 15 luglio 1970), è stato uno psichiatra canadese, noto in America e in Europa come colui che ha dato origine e sviluppo all’Analisi Transazionale, una teoria della personalità e della comunicazione tra le più utilizzate in psicoterapia individuale e di gruppo.

Berne aspirava a diventare psicanalista ma nel 1956  la sua candidatura fu bocciata, con il suggerimento di fare altri quattro anni di analisi personale prima di ritentare a chiedere il riconoscimento. Ciò accadeva a causa di una sua posizione non allineata con la psicoanalisi tradizionale che sfidò con alcuni scritti in contestava il concetto di “inconscio”.

Berne fu paradossalmente galvanizzato dal respingimento, che rilanciò la sua ambizione di estendere la psicoanalisi. Iniziò quindi a tentare un approccio originale alla psicoterapia. Nel 1957 si presentò al Congresso regionale della Associazione Americana di Psicoterapia di Gruppo (AGPA) di Los Angeles con un articolo con cui l’Analisi Transazionale (AT), cioè il metodo di Berne per la diagnosi e la cura, fa il suo ingresso nella letteratura della psicoterapia.

I punti chiave dell’AT sono l’analisi strutturale, basata sugli stati dell’Io, e la teoria dei giochi (Games) e del copione (Script). Berne individua ben presto la terapia di gruppo come ambito principe per le tecniche da lui proposte.

Ritenne opportuno dare al linguaggio tecnico dell’AT e all’intera teoria un aspetto familiare e leggibile ed esaltò l’idea che terapeuta e “paziente” collaborino su un piano paritario in base a un pieno e trasparente mutuo consenso.

I punti forti dell’AT sono la rapidità nell’ottenere miglioramenti stabili, il minore costo e quindi la maggiore accessibilità al trattamento. Questi nuovi strumenti vengono subito adottati nella lotta contro mali sociali come l’abuso di alcol.

Berne muore prematuramente nel 1970 senza completare i suoi progetti sull’AT e dando inizio alle numerose scuole che ancora oggi utilizzano l’AT come strumento per la psicoterapia, per l’educazione, per il counselling e per le organizzazioni.

L’Analisi Transazionale

La teoria originaria dell’analisi transazionale, così come elaborata da Berne, può essere considerata un’evoluzione in senso relazionale della psicoanalisi freudiana.

Le basi empiriche e fenomenologiche, insieme ad una impalcatura epistemologica sostenuta dal pragmatismo filosofico, ne fanno non solo una teoria della personalità, ma anche una teoria dello sviluppo e delle comunicazioni relazionali, estendendo soprattutto su questo versante la teoria freudiana, legata ad una visione meccanicistica del funzionamento della psiche, basata su una dinamica “idraulica” dell’apparato mentale, secondo il modello medico dell’Ottocento positivista.

L’Analisi Transazionale è anche una psicoterapia sistematica ai fini della crescita e del cambiamento della persona (definizione dell’ITAA – International Transactional Analisys Association).

Anche gli influssi dell’approccio centrato sulla persona di Carl Rogers sono evidenti e fanno sì che l’analisi transazionale tenga sempre in primo piano i bisogni della persona.

Negli anni cinquanta la teoria della comunicazione subì grandi sviluppi, principalmente grazie agli scienziati della comunicazione che dettero vita alla cibernetica, e le regole della comunicazione enunciate da Berne dipendono anche da questi progressi applicati alla teoria psicologica analitico-transazionale.

Berne  morì prima di aver potuto elaborare compiutamente molte delle questioni teoriche più importanti, che rimasero dunque aperte a contributi e sviluppi successivi. Priva dell’autorità del suo creatore, la teoria analitico transazionale subì negli anni settanta un vero e proprio “assalto integrativo” da parte di studiosi e terapeuti che arricchirono l’impianto teorico originario con assunti e soprattutto tecniche prese a prestito da altre scuole teoriche, prima fra tutte la psicoterapia gestaltica, allontanandosi dalle radici psicodinamiche e assumendo una direzione decisamente cognitivo-comportamentale.

Negli stessi anni l’analisi transazionale veniva scoperta dall’editoria divulgativa americana, tipicamente orientata alla manualistica semplificata e ai testi di auto-aiuto. L’enorme diffusione che la semplificazione e banalizzazione della teoria analitico transazionale ebbe in quegli anni è la principale responsabile di una immagine distorta trasmessa anche ai giorni nostri: una teoria adatta alla formazione di agenti di commercio e venditori più che alle applicazioni terapeutiche, basata su concetti coloriti e reificati (il Bambino che fa delle cose piuttosto che lo Stato dell’Io Bambino, un insieme complesso di pensieri, emozioni e comportamenti), dotata di un armamentario tecnico eterogeneo, in gran parte derivato da altre Scuole.

Un approccio approfondito all’analisi transazionale ne mette invece in luce le peculiarità legate ad un training professionale piuttosto che al livello divulgativo tipico dei tabloid e dell’editoria commerciale.

Soprattutto i legami con la psicoanalisi freudiana risultano evidenti, non solo per quanto riguarda i punti di contatto tra le topiche freudiane e i tre stati dell’io dall’analisi transazionale, ma principalmente per l’importanza fondamentale dell’analisi del transfert e del controtransfert nella terapia transazionale. Uno dei concetti cardine della teoria di Berne, il copione, è definito dall’autore “un dramma transferale”, a significare quanto le dinamiche transferali siano fondamentali nell’elaborazione e attuazione del proprio piano di vita.

L’AT quindi si caratterizza come approccio prevalentemente analitico. Essa, a partire dalla rielaborazione in termini fenomenologici della concezione degli Stati dell’Io, argomento strettamente collegato alla stessa psicoanalisi, estende il suo contenuto teorico alle leggi e alla pratica della comunicazione, alle transazioni, alla teoria dei giochi psicologici e al copione di vita, il piano deciso nell’infanzia che condiziona e governa la vita dell’uomo.

La parentela con la psicoanalisi è senza dubbio molto stretta, tanto che Carlo Moiso e Michele Novellino rivendicano l’esistenza di una vera e propria scuola psicodinamica in seno alla comunità analitico transazionale.

L’AT fa parte delle correnti della psicologia umanistico-esistenziale (Maslow, Rogers, Perls, Allport). All’interno di questa, essa si discosta dalla concezione medica della “guarigione da una malattia“. La sofferenza psichica: “rappresenta un blocco nella crescita e sviluppo del potenziale psicofisico dell’essere umano”(Novellino 2003).  Nell’ambito psicoterapeutico l’AT è utilizzata nel trattamento di disturbi psicologici di ogni tipo, dalle nevrosi a buon funzionamento alle psicosi gravi ed è un metodo di psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo e familiare.

L’analisi transazionale sta subendo negli ultimi anni un ulteriore sviluppo, soprattutto ad opera di studiosi anglosassoni, verso una rielaborazione teorica basata sul confronto con le più recenti acquisizioni operate dalle neuroscienze, in particolare le basi neurofisiologiche degli stati dell’io, l’accesso alle memorie implicite e la formazione delle memorie episodiche.