Le relazioni tossiche

Le relazioni tossiche

Come tossicologo clinico e come psicoterapeuta parlare di relazioni tossiche è quasi eccitante perché consente di mettere insieme due discipline, due aree tematiche, la tossicologia e la psicologia, che sembrano, e per certi aspetti lo sono, distanti anni luce e senza punti in comune.

Quando un relazione di coppia diventa tossica ? Semplicemente quando intossica le parti o una delle parti. Quando, come nelle intossicazioni da veleni biologici o sintetici, si respira, si beve, si mangia, si tocca qualcosa che fa stare male, che provoca dolore, che stimola l’allontanamento o addirittura la fuga, che toglie l’aria, che mette in atto reazioni di sopravvivenza e di lotta. 

Non sopporti più come mangia e come mastica…non riesci a evitare espressioni quasi di schifo…

Non sopporti come guida, come si veste, come tiene i capelli e quindi spesso non trattieni la rabbia che ciò ti provoca. Non l* riconosci più…il tempo lascia segni e hai nostalgia di come era 15 anni fa. Il suo invecchiamento è uno sgradevole specchio in cui vedi il TUO invecchiamento ! E questo ti fa terribilmente arrabbiare. E sfoghi tutta la tua rabbia su l’altr*. Non ti va di tornare a casa e la sua tranquillità e calma ti fa arrabbiare ancora di più. Vuoi andare in vacanza per conto tuo. Sogni di incontrare un altra persona di cui innamorarti. Sembra che niente è rimasto del grande amore di 15 anni fa. Tanti momenti belli che sembrano andati persi. Questa è la tossicità delle relazioni in crisi. E vai avanti, sopporti, speri che passi, cerchi novità che possano dare ossigeno. Vorrei altro ma ci sono 2 figli piccoli o adolescenti……Vorrei altro ma abbiamo appena comprato casa e speso un sacco di soldi….Vorrei altro ma non riesco a pensare di ricominciare tutto da capo….vorrei altro ma l’idea di avere un amante non mi piace e so che non risolve. 

Poi un giorno senti che la tossicità è insopportabile, ti manca l’aria. Forse hai incontrato una persona che ti piace, che ti riconosce, che ti ispira. Forse la psicoterapia ha mosso qualcosa e ti ha illuminato verso la strada giusta. E allora trovi la forza di rompere, di parlare, di andare, di sognare, di vedere, di ascoltare, di riflettere e di decidere. Non hai la minima idea di quello che potrà succedere e non si ha nessuna certezza sulla bontà di quella decisione. Sai solo che non puoi andare avanti così perché potresti morire, sia psicologicamente che fisicamente. Ma il mondo la fuori dopo 15 anni è cambiato. Anche tu sei cambiat*. Che succederà ? Sicuramente la sindrome tossica lentamente si risolve perché il veleno relazionale era dovunque nelle persone e nei luoghi. E quando la tossicità è sparita forse hai occhi per vedere meglio e per sentire meglio. Ma soprattutto per capire meglio. 

Foto di Shayna “Bepple” Take su Unsplash

L’angoscia abbandonica

L’angoscia abbandonica

Cercando nel vocabolario il significato del verbo abbandonare troviamo “Lasciare definitivamente” e anche “lasciare senza aiuto e senza protezione”. Entrambi i significati comportano quasi in automatico l’insorgere di una emozione spiacevole come paura o tristezza e relativa ansia/angoscia.

Il bambino che perde un genitore in modo definitivo e irreversibile, può facilmente pensare che sarà senza aiuto e senza protezione, si sentirà in pericolo, fisico e psicologico, e adotterà strategie per sopravvivere. E’ stato abbandonato. 

Per quel bambino sopravvivere fisicamente sarà probabilmente più facile che sopravvivere psicologicamentre cioè non essere sopraffatti e resi mal funzionanti dall’angoscia abbandonica che emergerà ogni qualvolta si ripropone, anche nella vita da adulti,  una situazione di potenziale e/o immaginario abbandono. 

Il bambino che è stato abbandonato è fisicamente sopravvissuto. Il Bambino con la B maiuscola, cioè lo stato dell’Io Bambino, come reagisce ogni qualvolta la vita adulta ripropone un contesto di abbandono come la morte, una partenza, una separazione ? L’antica angoscia ricompare e invade  il campo perchè è stata ampiamente “memorizzata” nell’archivio emotivo del cervello primordiale. 

L’archivio delle emozioni ha sede nella così detta archeopsiche, quella parte del cervello che esiste e funziona fin dai primi mesi di vita intrauterina (amigdala, ipotalamo, nuclei della base). Le connessioni del cervello antico con quello corticale e cosciente sono potenti e continue ma sfuggono quasi sempre al controllo e alla consapevolezza. Quando ci rendiamo conto del nostro stato emotivo nel “qui ed ora”, ad esempio ci accorgiamo di essere tristi o allegri, non ci è dato quasi mai sapere il vero motivo di quella emozione. Il “qui ed ora” è realmente allegro (o triste) ho ha semplicemente attivato gli archivi emotivi legati al “là ed allora” cioè al passato ? 

L’angoscia abbandonica è potente. A volte anche più dell’angoscia di morte. L’Adulto può aiutare il Bambino a decidere che può sopravvivere all’abbandono e che non rimarrà da solo. 

Photo by Jana Sabeth on Unsplash

Il dolore è una emozione ?

Il dolore è una emozione ?

Sia la parola “dolore” che la parola “emozione” implicano fenomeni psichici e somatici complessi che creano difficoltà nel cercare le loro definizioni.

Come si definisce il dolore ?

“Un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata o simile a quella associata a un danno tissutale effettivo o potenziale” così recita l’ultimo aggiornamento del 2018 della definizione da parte di “The International Association for the Study of Pain”. La stessa Società Scientifica aggiunge una nota fondamentale: “Il dolore è sempre un’esperienza personale che è influenzata in varia misura da fattori biologici, psicologici e sociali” che sottolinea le tre dimensioni interconnesse dell’esperienza del dolore: biologica, psicologica, e sociale e la natura personale appresa di quell’esperienza

Come si definisce l’emozione ?

Non è tutt’ora disponibile una definizione condivisa di emozione

Due elementi sono comuni a molte scuole di pensiero:

  • Le emozioni sono fenomeni complessi, multi-sistemici e con varie componenti;
  • Le emozioni giocano un ruolo chiave nei processi cognitivi, di giudizio e decisionali.

L’emozione può essere definita quindi come una risposta complessa a stimoli (reali o psicologici), che si traduce in azioni (fuga, avvicinamento, protezione) e che determina fenomeni fisiologici misurabili  (tachicardia, ipertermia, tachipnea, sudorazione, etc)

Sono in genere fenomeni di breve durata e intensi.

Non devono essere confusi o assimilati agli “stati d’animo (umore)” e ai sentimenti, fenomeni molto più stabili e duraturi.

Quindi come si fa dire che il dolore è una emozione ? Infatti: NON lo è. 

https://www.psicologia.unicampania.it/images/FIT_24_CFU/materiali/PsicologiaGenerale/Gruppo4/Emozioni_facoltativa.pdf

Photo by Aarón Blanco Tejedor on Unsplash

Analisi e terapia

Analisi e terapia

Psicoanalisi e psicoterapia sono la stessa cosa ?

SIgmund Freud, medico, neurologo e psicanalista, ideatore e fondatore della psicoanalisi, aprì la strada alla moderna psicologia e all’idea che corpo e mente sono intimamente legati, si condizionano a vicenda, e hanno delle parti di cui non si ha consapevolezza, cioè incoscienti.

Come sostiene Michele Novellino, senza di lui non esisterebbe la moderna psicologia e psichiatria e noi (psicoterapeuti, psicologi, psichiatri) non saremmo qui.

Ma molto tempo è passato e molte delle idee di Freud non si sono dimostrate corrette e reali, cosa facilmente comprensibile considerando i tempi che viveva.

Ma ancora oggi le parole che iniziano con “psi” portano molte persone a pensare a Freud e alla psicoanalisi, concetti spesso associati all’idea di malattia mentale, di follia.

La psicoanalisi è tuttora una disciplina psicoterapeutica praticata e diffusa e è una piccola fetta dell’ampia offerta di trattamenti psicoterapici disponibili. Quindi: psicoterapia e psicoanalisi non sono sinonimi.

locandina capire la psicologia
Questa è la pubblicità apparsa durante il mese di agosto 2016 di una collana chiamata “capire la psicologia” e in cui i termini psicologi e psicanalisti vengono utilizzati in modo interscambiabile.

Psicoterapia: CURA DELLE CONDIZIONI DI DISAGIO EMOTIVO E RELAZIONALE ATTRAVERSO UNA RELAZIONE D’AIUTO “GUIDATA” DA UN PROFESSIONISTA ABILITATO (modificato da Novellino, Scegliere lo psicoterapeuta, come e quando, Franco Angeli/Le comete)

Psicoanalisi: un procedimento per l’indagine dei processi psichici cui altrimenti sarebbe impossibile accedere; un metodo terapeutico basato su tale indagine per il trattamento dei disturbi nevrotici. Si tratta in pratica di rendere cosciente l’inconscio con un’analisi, guidata dall’analista, con cui è possibile dare significato a quanto regola la condotta e il comportamento dell’uomo.