I bisogni relazionali

I bisogni relazionali

La motivazione umana principale è la fame di riconoscimento cioè il bisogno di essere riconosciuti nella propria esistenza dagli altri.  Così diceva Eric Berne, padre dell’Analisi Transazionale. Tutta la vita  è organizzata per cercare e dare riconoscimenti.
Richard Erskine, Analisi Integrativa,  parla dei bisogni relazionali che condizionano la vita. Vanno ben oltre i bisogni finalizzati alla sopravvivenza (cibo, acqua, aria, temperatura) e determinano la qualità della vita e il senso di sé nelle relazioni. I bisogni relazionali sono tanti ma otto sono più spesso causa di sofferenza e insoddisfazione nelle relazioni.

1 – Bisogno di sicurezza: sentirsi protetti nelle nostre vulnerabilità e fragilità fisiche e emotive. Posso permettermi di mostrare le mie debolezze perché so che saranno accettate e non metteranno in crisi la relazione ?

2 – Bisogno di conferma: sentirsi convalidatə e importanti nella relazione. L’altrə mi vede, mi capisce, mi conferma quello che provo ?

2 – Bisogno di protezione:  come da bambini, anche da adulti abbiamo ancora bisogno di contare su figure da cui ricevere protezione, incoraggiamento, conoscenza, supporto. Quando serve, l’altrə mi protegge ? 

4 – Bisogno di reciprocità: sentire che l’altrə  è simile, che prova spesso le stesse cose.  L’ altrə  apprezza e valorizza la tua esperienza perché la conosce ?

5 – Bisogno di autodefinizione: poter esprimere se stessi nella propria unicità ed essere capiti, accettati e rispettati dall’altrə ; posso esprimere liberamente la mia identità e manifestare  preferenze, interessi, idee senza sentirmi rifiutatə disprezzatə giudicatə  ?

6 – Bisogno di avere impatto sull’altrə : capacità di avere un’influenza sull’altrə : sul suo modo di pensare, il suo comportamento, i suoi interessi suscitando una reazione emotiva. Quello che dico, faccio, penso impatta sull’altrə ?

7 – Bisogno di iniziativa nella relazione: cioè che l’altrə  faccia qualcosa di propositivo per attivare il contatto interpersonale dimostrando l’importanza che hai. Sei sempre e solo te che cerchi il contatto ?

8 – Bisogno di  amore:  espresso tramite gratitudine, riconoscenza, calore, empatia, azioni. Ti senti amatə ?

Abbiamo bisogno che tutti questi bisogni siano soddisfatti sia nella dimensione del ricevere sia quella del dare altrimenti la mancanza di reciprocità crea malcontento, insoddisfazione, frustrazione, senso di falsità.

Foto di Noah Buscher su Unsplash

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Ho avuto la fortuna di non avere dei genitori narcisisti. Ho invece esperito i catastrofici danni che un genitore narcisista provoca ai figli sia attraverso i miei pazienti che attraverso figure familiari a me vicine. Ho visto gli effetti devastanti del narcisismo maligno.

Parlare di terrorismo psicologico non è affatto esagerato: è di fatto una forma di spaventosa violenza che inevitabilmente porta alla mente altre azioni criminali e premeditate come quelle politiche e sociali.

I figli dei genitori narcisisti hanno vissuto letteralmente nel terrore e nell’angoscia situazioni paragonabili a quella di chi si affaccia sopra un abisso infinito.

I figli dei genitori narcisisti assistono quotidianamente a scene incomprensibili a cui non è possibile sottrarsi. Facciamo un esempio.

Dopo un certo periodo di separazione padre e figliə si rincontrano. Il/la figliə corre entusiasta verso il padre per abbracciarlo. Il padre dice: “che bello rivederti” ma rifiuta l’abbraccio e respinge il/la figliə. Questa situazione è vissuta dal figliə come assurda e incomprensibile. E sentendosi respintə il/la figliə si ritrae. E il padre dice: “non devi aver paura di mostrare le tue emozioni” in questo modo il padre scarica la responsabilità del mancato abbraccio sulla paura del figliə di mostrare le proprie emozioni. Il/la bambinə si sente in colpa per questo ma allo stesso tempo non capisce e vive una sensazione di sabotaggio portata avanti in modo subdolo e falso.

Si tratta di una situazione in cui il padre invia al figliə un messaggio privo di coerenza tra componente verbale e componente non verbale.

In linguaggio analitico transazionale si parla di transazioni ulteriori in cui il linguaggio verbale dice qualcosa e il non verbale ne dice un’altra.

Il genitore narcisista si esalta esaltando la/il figliə e lə fa sentire in colpa se lo delude. “se non fai come ti dico io non ti amerò”. Un ricatto. Il genitore narcisista è oppressivə, disinteressatə e assente in quanto assorbitə dai propri interessi. 

Nessun narcisista manipolatore può sopravvivere indisturbato se non ha uno strato sociale in cui nascondersi e trovare appoggio quindi affinché un atteggiamento narcisistico nasca e sopravviva è necessario che esista uno strato culturale ben definito e profondamente radicato. Il narcisismo è alimentato dalla società narcisista che rigetta il valore formativo dell’esperienza del fallimento e insegue i miraggi del nuovo e del successo. 

Il buon genitore è colui/colei che sa coniugare la norma e l’affetto  che accetta le inclinazioni del figliə senza forzarlə a realizzare la propria dimensione narcisistica.

Il genitore narcisista fa sentire in colpa il/la figliə se non corrisponde all’immagine idealizzata che si è costruitə.

Il genitore narcisista c’è e non c’è ovvero c’è fisicamente con la sua presenza repressiva e incombente ma manca la dimensione di calore e di amore che si occupa dei veri bisogni del bambinə; è completamente assorbitə dai propri bisogni non ha empatia e prova disinteresse per i bisogni dell’altrə. E’ di fatto un anaffettivə 

Il genitore narcisista malignə è  capace di calpestare un’intera famiglia per soddisfare i suoi bisogni.

I figli dei genitori narcisisti sono convinti che non c’è modo per sconfiggerli e allora l’unica cosa da fare è imitarli.

I figli dei genitori narcisisti spesso entrano in competizione tra di loro in quanto uno dei figli può essere sceltə per rispecchiare maggiormente le aspettative del genitore narcisista. Il/la figliə non presceltə diventa una sorta di capro espiatorio cioè il bersaglio delle frustrazioni genitoriali costrettə a sopportare il peso di non riuscire mai a farne una giusta rispetto al fratello/sorella predilettə.

I genitori narcisisti mettono i figli l’uno contro l’altro.

Alcuni figli di narcisisti credono che il loro modo per andare avanti del mondo sia imitare i propri genitori magari scegliendo la stessa professione anche se non gradita.

All’interno delle relazioni di coppia i figli dei genitori narcisisti tendono a prendersi cura dell’altro in modo totalizzante e allo stesso tempo ad essere dipendenti dal partner cercando una qualche gratificazione personale. Allo stesso tempo nutrono una profonda insicurezza che tentano di mistificare con una falsa grandiosità e con l’egocentrismo.

Foto di Sandra Grünewald su Unsplash

Emozionarsi

Emozionarsi

Emozioni: una parola che tutti conosciamo. Ma cosa sono ? Da dove vengono ? A cosa servono ? Quali sono ?

Cosa sono

Non è facile definire il concetto di emozione. Proviamo. L’emozione è uno stato psicofisico di breve durata che è attivato da uno stimolo esterno o interno. Lo stimolo esterno può essere una situazione di realtà oggettiva come ad esempio un pericolo reale che ci minaccia. Lo stimolo interno può essere un sogno, un pensiero, un ricordo, un dolore fisico.

Quando un’emozione circola dentro di noi si manifesta in diversi modi: attivando dei fenomeni fisiologici come la tachicardia o la sudorazione. Attivando il nostro linguaggio del corpo a tutti livelli: mimica facciale gestualità postura. Attivando dei comportamenti come ad esempio allontanarsi da una fonte di pericolo reale o allontanarsi dal contatto con una persona che ci provoca malessere.

Da dove vengono

Le emozioni primarie sono stati psicofisici comuni a tutti i mammiferi e quindi presenti e potenzialmente attive fin dalla nascita. Il fatto che siano presenti fin dalla nascita ci indica che la parte del cervello connessa alle emozioni è quella antica, l’archeopsiche, che funziona da sempre e che risiede anatomicamente nella parte centrale del cervello che esiste da sempre: sistema limbico, amigdale, corpo striato, nuclei della base.

A cosa servono e perché esistono

Le emozioni esistono da sempre con il semplice e grandioso scopo di proteggerci e aiutarci. La paura permette di salvarci da pericoli esterni e interni. La rabbia ci consente spesso di difenderci. La tristezza ci aiuta a riflettere sulla nostra condizione. La gioia ci consente di attivare tutte le nostre risorse.

Non ha senso parlare di emozioni positive e di emozioni negative. Tutte sono utili. Tutte ci aiutano. Semmai alcune emozioni ci provocano benessere e altre malessere. Tutti sappiamo stare col benessere. Tutti dobbiamo imparare a stare con il malessere.

Quali sono

Le emozioni primarie sono:

Paura,Rabbia, Gioia,Tristezza, Disgusto, Sorpresa

Sono presenti fin dalla nascita e in tutti i mammiferi.

Le emozioni secondarie sono quelle che si sviluppano con la complessità delle interazioni sociali e delle relazioni. Citiamone alcune:

Invidia, Vergogna, Orgoglio, Delusione, etc

Rabbia e paura costituiscono senza dubbio le due emozioni che con grande frequenza ci pongono di fronte a delle situazioni di crisi sia nelle relazioni che nel nostro vissuto interno e che possono essere difficili da gestire. Il riconoscimento, l’accettazione e la gestione della rabbia e della paura sono pietre miliari della comunicazione e delle relazioni tra le persone.

Foto di Tengyart su Unsplash