La competizione favorisce l’apprendimento e lo sviluppo professionale ?

La competizione favorisce l’apprendimento e lo sviluppo professionale ?

Esistono in Italia recenti esempi di competizioni tra pari utilizzate in contesti educativi e di addestramento alle abilità tecniche in ambito sanitario come la SimCup organizzata dal Sim Center di Novara e la Skill Competition nell’ambito del 71° Congresso Nazionale SIAARTI.

  1. Mettere in competizione le persone favorisce o ostacola la ritenzione delle competenze e delle abilità ?
  2. Il team-work migliora se si stimolano i componenti del gruppo a competere tra di loro ?
  3. E’ preferibile stimolare lo spirito collaborativo piuttosto che quello competitivo ?

Non condanno lo spirito competitivo in se ma stresso l’importanza dello spirito di collaborazione che deve poter mitigare l’asprezza degli ambienti eccessivamente competitivi dove si compete contro gli altri e non con gli altri.

Quindi la competizione, soprattutto se utilizzata in ambito formativo, deve essere posizionata con forza in un contesto collaborativo che consenta alle persone di lavorare insieme, di aiutarsi e di compensare le debolezze altrui.

“Guarda alla tua sinistra, guarda alla tua destra: uno di voi due non sarà qui l’anno prossimo.” Questa frase intimidatoria è utilizzata come messaggio di saluto per gli studenti della Harvard Law School nel film Esami per la vita. L’esplicito della frase recita che per avere successo nella scuola occorre lavorare duro. Il messaggio non detto è che il tuo successo dipende dal fallimento di qualcun altro.

In una competizione qualcuno perde se c’è qualcuno che vince e quindi per raggiungere il proprio successo si negano informazioni che possano aiutare gli altri e si rifiuta l’aiuto se qualcuno lo chiede. Tutto ciò blocca il team-work anzi è l’antitesi del team-work. Salvare se stessi è il principale obiettivo.

Nell’organizzazioni, anche se i leader non disegnano in modo esplicito un ambiente da gioco vincita/perdita, la mentalità competitiva è lo standard più diffuso per i professionisti che tendono al successo. La conseguenza non voluta è una mentalità che vede il successo come un gioco a somma zero, dove il mio successo dipende dal tuo fallimento. Il focus diventa “come sto facendo in confronto con gli altri” e la gestione delle apparenze domina sull’apprendimento e sul lavoro di squadra. Organizzare competizioni a premi in ambito educativo presuppone dei vincitori e dei perdenti. Che ne sarà dell’apprendimento, del cambiamento e dell’autostima dei perdenti ?

Follia digitale

Follia digitale

La follia si insinua nel mondo digitale, lo pervade, lo conquista, lo manipola. E dal digitale ritorna alla mente umana che non smette di meravigliarsi di fronte all’ennesimo abuso della comunicazione digitale.“Se lo smartphone ti cura la mente: App e algoritmi aiutano gli psichiatri” così recita un articolo comparso il 3 Ottobre in rete e rilanciato nei social. (https://goo.gl/3vuuuB) Leggo cose del tipo:

Se la notte non dormi perchè la mente soffre, tieni il computer sempre aperto sull’applicazione, siediti davanti allo schermo e lancia l’app: puoi capire meglio le tue emozioni.

Sono in terapia con uno smartphone

Uso l’app e posso aprire cassetti chiusi della mia mente senza sentirmi giudicata

Dopo aver letto l’articolo sento forte il bisogno di postare qualcosa per commentare l’ultimo delirio del mondo digitale. Uso smartphone, tablet e PC ogni giorno e sono molto presente nella rete ma sostengo e difendo la peculiarità e la non sostituibilità del fattore umano. Pensare di essere “curati” nella mente da una app è delirio. La mente umana può essere curata in molti modi e credo che le relazioni siano il più potente strumento terapeutico che gli umani posseggono.

C’è bisogno di contenere la follia digitale dilagante e che rischia di annientare la razza umana. Leggete: “Baciami senza rete” di Paolo Crepet e scoprirete di più.