Il narcisismo fallico

Il narcisismo fallico

Si tende a considerare il narcisismo come qualcosa di unitario. Nella realtà invece esistono vari gradi di comportamenti con diversi tipi di disturbi e di perdita del sé. Questi diversi tipi di turbe narcisistiche si differenziano sia per caratteristiche che per gravità cioè le differenze sono sia quantitative che qualitative. Gli indicatori di gravità più significativi sono la grandiosità, la mancanza di sentimenti, la mancanza del senso di sé, la mancanza di contatto con la realtà. Tanto più presenti e attivi sono questi indicatori tanto maggiore è l’entità del narcisismo e la sua gravità.

La forma meno grave di narcisismo è il tipo fallico narcisistico. Nei maschi tale personalità si manifesta con un comportamento quasi totalmente investito sulla seduzione delle donne. Questi maschi hanno una esagerata immagine sessuale di se stessi e sono preoccupati per questa immagine. Questo tipo di carattere può essere considerato relativamente sano e si colloca nella parte bassa dello spettro di gravità del narcisismo. Possono manifestare un buon attaccamento per le persone e per le cose del mondo. Il loro narcisismo si manifesta ostentando una grande sicurezza di sé, un senso di superiorità e una dignità esagerata. Le relazioni sociali di queste persone possono essere importanti, impulsive, energiche ed appropriate ed il più delle volte produttive. Spesso questo tipo di personalità deriva da un esagerato investimento affettivo e sessuale della madre sul figlio maschio. Queste madri pur non essendo seduttive in maniera chiara e sessuale investono emotivamente nel figlio maschio più di quanto non investano sul marito. Hanno bisogno di controllare e di possedere il figlio maschio e questo diminuisce il senso del sé del figlio. Il figlio crea quindi un’immagine sessuale di se stesso superiore alla realtà.

Nella donna succede qualcosa di simile e cioè si preoccupa più del dovuto della propria immagine sessuale. Anche queste donne possono essere sicure di sé,  a volte arroganti e vigorose e hanno spesso una forte presenza. Il loro narcisismo si manifesta con la tendenza ad essere seduttive e a misurare il proprio valore in base alle capacità di attrarre sessualmente i maschi.

Sia negli uomini che nelle donne gli indicatori di gravità del narcisismo sono di bassa intensità e il funzionamento relazionale, affettivo e sociale può essere assolutamente OK.

Foto di Michael Starkie su Unsplash

Il sabotaggio interno

Il sabotaggio interno

Leggendo il bellissimo post di Susanna Minasi ho pensato di aggiungere un pezzettino al sacrosanto concetto che Susanna mette in evidenza: quello che ci è successo da bambini è la base e la struttura di come siamo da adulti.

Ti è mai capitato di pensare o fare cose che non funzionano bene per te o che addirittura ti danneggiano ? A me spesso. Ad esempio c’è stato un tempo in cui facevo cose che alla fine esitavano in un danno fisico, traumi ad esempio. Sfidandomi ai limiti delle mie capacità mi esponevo a rischi grandi per la mia incolumità. Mi è successo con la Mountain bike, con il kite, con la barca, con lo sport in generale, in macchina o in moto. 

Oppure ti è mai capitato di fare o pensare cose che ostacolavano qualcosa di bello che ti stava capitando ? Per esempio una bella storia d’amore con una persona fantastica e speciale.

Io chiamo questi situazioni sabotaggi: cioè c’è  un pezzo di te che mette in atto pensieri e azioni che sabotano. Ognuno di noi ha un potenziale sabotatore pronto ad entrare in funzione.

Ma perché ? Da dove proviene e che significato ha questa parte di noi distruttiva  e negativa ?

E soprattutto: come si gestisce e come si neutralizza ? 

Il sabotatore, o la sabotatrice, sono il residuo attivo di meccanismi di adattamento che abbiamo messo in atto in epoche molto antiche per sopravvivere a condizioni che erano vissute come avverse e pericolose. Vediamo qualche esempio di situazione avversa che il piccolo bambino, o la piccola bambina, si può trovare a gestire. Teniamo bene presente che i bambini non hanno gli strumenti adulti per gestire la vita: il loro esame di realtà non è affidabile, non sanno dare spiegazioni razionali a quello che vedono o sentono, sono totalmente dipendenti dai genitori, non possono prendere decisioni autonome, hanno capacità comunicative primordiali. 

Il padre di un bambino di 3 anni si ammala e in pochi mesi muore. Nessuna possibilità di capire la realtà: il bambino si sente abbandonato, vede la mamma piangere disperatamente e rimanere triste per molto tempo. Soprattutto il non poter spiegare quello che era avvenuto gli crea una tale angoscia, una tale incertezza, una tale confusione da fargli pensare di non poter sopravvivere. Allora comincia a pensare  che le persone, più specificatamente i maschi, possono improvvisamente sparire senza lasciare traccia. E poiché lui è un maschio, appunto, decide che anche lui un giorno sparirà così come ha fatto suo padre. Si adatta a questa regola che crede corretta e comune. Si adatta ad un modello che potesse spiegare e giustificare quello che era successo. E non è più in confusione e in angoscia. Sta sopravvivendo a quella situazione pericolosa e minacciosa. 

Diventato grande, quell’uomo aspetta che da un momento all’altro scomparirà e non esisterà più perché quella regola imparata è profondamente archiviata nel cervello antico ed emotivo mentre non c’è ricordo del perché quella regola esiste e deve essere applicata. Teme le malattie, fa fantasie di morte per qualsiasi fatto che riguardi il corpo e anche il più banale disturbo gli fa pensare che è arrivata una malattia inguaribile e mortale. Oltre a questo si mette in pericolo in vario modo oltrepassando i propri limiti fisici ed esponendosi a incidenti e traumi di vario tipo. Nell’ambito relazionale, cerca rapporti problematici e fonte di malessere evitando accuratamente situazioni positive, giuste, amorevoli. Insomma si sabota in vario modo. La felicità e il benessere non sono una buona regola. La solitudine, la tristezza, la malattia sono buoni modelli. 

Il sabotatore, cioè il Bambino adattato lo aveva fatto sopravvivere, continua ad esistere e a lavorare ignorando la realtà che dice che quelle vecchie condizioni cui bisognava adattarsi non ci sono più. L’adattamento che lo aveva salvato allora è disfunzionale ora. Il meccanismo e la regola sono uguali, la realtà è diversa. 

Un giorno un angelo buono, travestito da psicoterapeuta, gli racconta questa storia e lui capisce che non deve più adattarsi perché l’adattamento non adeguato alla realtà è diventato sabotaggio. Purtroppo è abituato, anzi affezionato, a quel Bambino adattato trasformato in sabotatore e reprimerlo è difficile. Ci vuole tempo per convincere il Bambino (interno) che non serve più. e’ la coazione a ripetere di Freud: insistiamo a continuare a fare cose cui siamo abituati anche se fanno male. A peggiorare la situazione c’è anche la rabbia verso il sabotatore interno, la rabbia verso noi stessi. Abbandonare questa rabbia è la svolta: smettere di odiare il sabotatore e accettare che ci ha fatto sopravvivere in un tempo lontano. Forse addirittura gli dobbiamo essere grati, ringraziarlo: non mi servi più, hai fatto un buon lavoro in passato, grazie. 

Cerchiamo, vediamo e guardiamo e alla fine accettiamo il nostro sabotatore: forse ci proverà ancora ma gentilmente potremo dirgli: no grazie. 

Foto di Alexander Grey su Unsplash

 

Ignorare i nastri registrati del Genitore

Ignorare i nastri registrati del Genitore

Ho avuto in terapia un giovane uomo il cui padre era stato in prigione per molti anni e la cui madre si ingegnava con piccoli furti per sostenere la famiglia. Il paziente aveva l’idea stabile, forte e profondamente radicata che “non bisogna mai fidarsi di un poliziotto”. Questa idea proveniva dal riascolto di nastri registrati nello Stato dell’Io Genitore sia dalla madre che dal padre. 

Il giovane uomo un giorno incontra un giovane poliziotto che lo aiuta a gestire una difficile situazione lavorativa. Il poliziotto è gentile, cordiale, disponibile, autentico e affidabile. 

La realtà che ha davanti agli occhi entra in pesante conflitto con il riascolto del nastro del Genitore Normativo. Ma non bisognava mai fidarsi dei poliziotti ? Il Genitore dice una cosa e l’Adulto un altra. Per anni il nastro registrato del Genitore Normativo, cioè la voce interna che dice ad alta voce e con tono autoritario: “Non fidarti mai di un poliziotto !!”, è stato considerato la assoluta verità non contestabile e assoluta. Per un bambino è molto prudente credere a quello che dicono i genitori piuttosto che contestarla sulla base di quello che vede e che sente. Il Genitore rappresenta una minaccia così forte che si deve rinunciare a indagare sul conflitto che si è creato per capire se la “verità” è la realtà o il nastro registrato. 

Ma per fortuna il Genitore è una minaccia non reale ma immaginata dal Bambino e se l’Adulto rivaluta e corregge il nastro registrato sulla base della realtà, non corre alcun rischio anzi migliora le scelte di vita e le rende aderenti alla realtà del qui ed ora e non al vissuto del la ed allora.

Foto di Daniel Schludi su Unsplash

Il Bambino che c’è in noi

Il Bambino che c’è in noi

Mentre lo Stato dell’Io Genitore contiene la registrazione degli avvenimenti esterni al bambino, lo Stato dell’Io Bambino include le registrazioni degli avvenimenti interni cioè delle reazioni del bambino a ciò che vede e sente.

Queste reazioni consistono essenzialmente in emozioni e stati d’animo in quanto il bambino non è in possesso di strumenti cognitivi e intellettuali per decodificare e capire gli avvenimenti intorno a sé.

È importante tenere presente che nei primi anni di vita il bambino è in una condizione di impotenza totale: è piccolo, alla mercé degli altri, non controlla i suoi movimenti, non conosce e capisce le parole, non è in grado di costruire espressioni di senso compiuto.

In questo periodo che potremmo definire critico, il bambino invia continue richieste di aiuto incondizionato. Da un lato il bambino deve rispondere a bisogni primari come il bisogno di evacuare, di fare pipì, la fame, l’esplorazione, l’espressione dei propri stati d’animo, l’eccitazione dei primi movimenti e la scoperta di nuove cose. Dall’altro i genitori chiedono più o meno costantemente di rinunciare a queste soddisfazioni primarie offrendo come ricompensa la propria approvazione. L’approvazione da parte dei genitori è per il bambino un mistero totale in quanto non è in grado di istituire alcun rapporto certo di causa ed effetto.

Non è sorprendente, quindi, che di fronte a questo frustrante processo di socializzazione in un contesto poco comprensibile lo stato d’animo prevalente sia di tipo negativo. In termini di analisi transazionale possiamo affermare che il bambino è in una posizione esistenziale “io non sono ok“. Questa condizione di non ok è registrata in modo indelebile nello Stato dell’Io Bambino ed è un residuo del passaggio attraverso l’infanzia. Il Bambino non ok è presente in ogni persona anche nei figli di genitori buoni, amorevoli, indulgenti e disponibili. Questa condizione di non ok non è tanto determinata dal comportamento dei genitori quanto dalla condizione infantile di impotenza e inferiorità. Se i figli di genitori “bravi” si portano comunque il peso del non ok non è difficile immaginare quale fardello di dinamiche negative possano esistere nei figli di genitori negligenti, abusanti, maltrattanti e narcisisti.

Le registrazioni dello Stato dell’Io Bambino, come quelle dello stato dell’Io Genitore, possono essere rievocate rapidamente in qualsiasi momento della vita e in ogni tipo di relazione e comunicazione. E se la situazione reale del qui ed ora ricrea una qualche situazione infantile susciterà gli stessi stati d’animo ed emozioni che furono provate allora. In tutte le condizioni in cui non c’è alternativa o ci troviamo con le spalle al muro o pensiamo di non riuscire a sopravvivere lo Stato non ok del bambino originario viene riattivato e vengono rivissute le stesse emozioni. Si tratta di una versione aggiornata della depressione primaria del bambino.

Fortunatamente lo Stato dell’Io Bambino contiene però anche registrazione di dati positivi e piacevoli. La creatività, la curiosità, il desiderio di esplorare e di sapere, il bisogno impellente di toccare, sentire e sperimentare vengono registrati come stati d’animo esaltanti e piacevoli. Nello Stato dell’Io Bambino vengono registrate tutte le prime meravigliose esperienze, tutte le prime volte della vita del bambino, tutte le avventure stupende ripetute più di una volta. Il dondolio ritmico della culla, la sensazione di una soffice coperta, le sensazioni favorevoli agli eventi positivi.; è il bambino felice e spensierato che rincorre le farfalle o la bambina col volto cosparso di Nutella.

In definitiva le persone emergono dall’infanzia con un bagaglio enorme di esperienze registrate nello Stato dell’Io Genitore e nello Stato dell’Io Bambino in modo incancellabile. È giusto quindi domandarsi quali speranze le persone hanno per cambiare e sganciarsi dal passato.

Foto di Senjuti Kundu su Unsplash

Lo Stato dell’Io Genitore

Lo Stato dell’Io Genitore

Lo Stato dell’Io Genitore è quella “parte di noi” che funziona utilizzando un insieme enorme di registrazioni di eventi esterni con cui l’individuo viene in contatto durante i primi cinque anni di vita cioè nella fase della vita che precede la nascita sociale della persona (l’ingresso a scuola). Qualsiasi evento esterno viene registrato nei nastri del cervello ma quelli più significativi sono determinati dall’esempio e dalle affermazioni dei genitori reali o dei loro sostituti. In pratica queste registrazioni contengono tutto ciò che il bambino ha visto fare o ha sentito da parte dei propri genitori.

I messaggi e i modelli genitoriali vengono registrati nello stato dell’Io Genitore in tempo reale e senza alcuna mediazione. Questo accade perché il bambino è totalmente dipendente, è incapace di elaborare significati tramite il linguaggio ed è quindi impossibilitato ad apportare modifiche, correzioni o spiegazioni sia ai modelli che ai messaggi che riceve dai genitori.

Nel Genitore sono registrate tutte le regole e le norme che il bambino ha ricevuto dai propri genitori e che ha visto mettere in pratica. A parte le primissime comunicazioni dei genitori, cioè nei primissimi giorni di vita, tutto viene interpretato in modo non verbale attraverso il tono della voce, l’espressione del volto, la presenza o meno di carezze. Successivamente quando il bambino  è in grado di comprendere il significato delle parole vengono registrate regole e norme verbali più elaborate.”Non dire mai bugie, paga sempre i tuoi debiti, un bravo ragazzo pulisce sempre il proprio piatto, non fidarti mai di una donna, non passare mai sotto una scala, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, frega per non essere fregato”

Tutti questi messaggi sono registrati come fossero la verità assoluta in quanto provenienti dalla fonte di ogni sicurezza e certezza per il bambino: i propri genitori, due giganti alti 2 metri in un periodo in cui il bambino alto poco più di mezzo metro ha tutto l’interesse ad essere buono ed ubbidiente.

Queste registrazioni sono permanenti e non cancellabili e pronte ad essere riascoltate e quindi utilizzate in ogni momento della vita. Inoltre le informazioni registrate nello stato dell’Io Genitore rappresentano un indispensabile strumento di sopravvivenza in quanto forniscono regole il cui obiettivo è appunto la sopravvivenza sia in senso fisico che sociale.

Quando il comportamento e le parole dei genitori sono in contraddizione le registrazioni vengono ignorate in quanto fonte di confusione. Il bambino non è in grado di mettere in discussione queste contraddizioni e quindi si difende non utilizzando la registrazione. Ad esempio se il genitore dice “le bugie non si dicono” ma poi mente oppure se il genitore dice “fumare fa male alla salute” e poi fuma.

Una metafora che descrive bene l’effetto delle registrazioni contraddittorie è quella della musica stereofonica. Nella registrazione del suono stereofonico ci sono due solchi che se  in armonia producono un effetto stupendo quando vengono ascoltati insieme; se invece non sono in armonia l’effetto è sgradevole ed è meglio non ascoltare quella registrazione.

Molte delle informazioni contenute nel genitore vanno a costituire la categoria del “come si fanno le cose“: come appendere un quadro, come fare il letto, come mangiare la minestra, come soffiarsi il naso eccetera. Il “come” si fanno le cose comprende una grandissima quantità di dati raccolti osservando i genitori. Si tratta in genere di dati molto utili che permettono al bambino di imparare a cavarsela da solo. Solo successivamente col crescere dello stato dell’Io Adulto e quindi della libertà di poter esaminare i dati del Genitore, queste informazioni sul “come” possono essere eventualmente aggiornate o sostituite con delle soluzioni migliori e più adatte alla realtà. Se le prime istruzioni registrate nel Genitore hanno caratteristiche di severità e perentorietà si possono incontrare maggiori difficoltà nell’esaminare il vecchio modo di compiere certe operazioni ed eventualmente di modificarle.

Se pensiamo che nel cervello di ogni persona sono registrate migliaia di queste semplici norme di vita ci possiamo rendere conto di quale enorme quantità di dati è registrata nel Genitore. Alcune di queste ingiunzioni sono rafforzate dall’aggiunta di imperativi quali ad esempio “mai”, “sempre” e “non dimenticare mai che..” 

I nastri del Genitore possono essere di aiuto o di intralcio a seconda che siano più o meno appropriati alla situazione reale oppure a seconda che siano stati o meno aggiornati da parte dell’Adulto.

I genitori fisici non sono le uniche sorgenti dei dati presenti nello stato dell’Io Genitore. Ad esempio un bambino di tre anni che trascorre molte ore del giorno davanti alla televisione registra ciò che vede e i programmi possono inculcare alcune concezioni di vita; in generale qualsiasi situazione esterna in cui il bambino si sente alla mercé degli altri fino al punto di non essere libero di dubitare o investigare produce informazioni che vengono registrate in modo indelebile nel genitore. 

Lo Stato dell’Io Genitore si arricchisce di nuove informazioni anche dopo i primi cinque anni di vita anche se in modo molto meno significativo a causa della presenza dello Stato dell’Io Adulto che è in grado di giudicare e valutare le informazioni che riceve e decidere se archiviarle o no.

Foto di Suzi Kim su Unsplash

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Il terrorismo dei genitori narcisisti

Ho avuto la fortuna di non avere dei genitori narcisisti. Ho invece esperito i catastrofici danni che un genitore narcisista provoca ai figli sia attraverso i miei pazienti che attraverso figure familiari a me vicine. Ho visto gli effetti devastanti del narcisismo maligno.

Parlare di terrorismo psicologico non è affatto esagerato: è di fatto una forma di spaventosa violenza che inevitabilmente porta alla mente altre azioni criminali e premeditate come quelle politiche e sociali.

I figli dei genitori narcisisti hanno vissuto letteralmente nel terrore e nell’angoscia situazioni paragonabili a quella di chi si affaccia sopra un abisso infinito.

I figli dei genitori narcisisti assistono quotidianamente a scene incomprensibili a cui non è possibile sottrarsi. Facciamo un esempio.

Dopo un certo periodo di separazione padre e figliə si rincontrano. Il/la figliə corre entusiasta verso il padre per abbracciarlo. Il padre dice: “che bello rivederti” ma rifiuta l’abbraccio e respinge il/la figliə. Questa situazione è vissuta dal figliə come assurda e incomprensibile. E sentendosi respintə il/la figliə si ritrae. E il padre dice: “non devi aver paura di mostrare le tue emozioni” in questo modo il padre scarica la responsabilità del mancato abbraccio sulla paura del figliə di mostrare le proprie emozioni. Il/la bambinə si sente in colpa per questo ma allo stesso tempo non capisce e vive una sensazione di sabotaggio portata avanti in modo subdolo e falso.

Si tratta di una situazione in cui il padre invia al figliə un messaggio privo di coerenza tra componente verbale e componente non verbale.

In linguaggio analitico transazionale si parla di transazioni ulteriori in cui il linguaggio verbale dice qualcosa e il non verbale ne dice un’altra.

Il genitore narcisista si esalta esaltando la/il figliə e lə fa sentire in colpa se lo delude. “se non fai come ti dico io non ti amerò”. Un ricatto. Il genitore narcisista è oppressivə, disinteressatə e assente in quanto assorbitə dai propri interessi. 

Nessun narcisista manipolatore può sopravvivere indisturbato se non ha uno strato sociale in cui nascondersi e trovare appoggio quindi affinché un atteggiamento narcisistico nasca e sopravviva è necessario che esista uno strato culturale ben definito e profondamente radicato. Il narcisismo è alimentato dalla società narcisista che rigetta il valore formativo dell’esperienza del fallimento e insegue i miraggi del nuovo e del successo. 

Il buon genitore è colui/colei che sa coniugare la norma e l’affetto  che accetta le inclinazioni del figliə senza forzarlə a realizzare la propria dimensione narcisistica.

Il genitore narcisista fa sentire in colpa il/la figliə se non corrisponde all’immagine idealizzata che si è costruitə.

Il genitore narcisista c’è e non c’è ovvero c’è fisicamente con la sua presenza repressiva e incombente ma manca la dimensione di calore e di amore che si occupa dei veri bisogni del bambinə; è completamente assorbitə dai propri bisogni non ha empatia e prova disinteresse per i bisogni dell’altrə. E’ di fatto un anaffettivə 

Il genitore narcisista malignə è  capace di calpestare un’intera famiglia per soddisfare i suoi bisogni.

I figli dei genitori narcisisti sono convinti che non c’è modo per sconfiggerli e allora l’unica cosa da fare è imitarli.

I figli dei genitori narcisisti spesso entrano in competizione tra di loro in quanto uno dei figli può essere sceltə per rispecchiare maggiormente le aspettative del genitore narcisista. Il/la figliə non presceltə diventa una sorta di capro espiatorio cioè il bersaglio delle frustrazioni genitoriali costrettə a sopportare il peso di non riuscire mai a farne una giusta rispetto al fratello/sorella predilettə.

I genitori narcisisti mettono i figli l’uno contro l’altro.

Alcuni figli di narcisisti credono che il loro modo per andare avanti del mondo sia imitare i propri genitori magari scegliendo la stessa professione anche se non gradita.

All’interno delle relazioni di coppia i figli dei genitori narcisisti tendono a prendersi cura dell’altro in modo totalizzante e allo stesso tempo ad essere dipendenti dal partner cercando una qualche gratificazione personale. Allo stesso tempo nutrono una profonda insicurezza che tentano di mistificare con una falsa grandiosità e con l’egocentrismo.

Foto di Sandra Grünewald su Unsplash

Le decisioni dei bambini

Le decisioni dei bambini

I bambini prendono decisioni che risultano in modelli di comportamento fin dai primi giorni di vita. Nonostante la corteccia cerebrale non sia completamente sviluppata a quell’epoca e nonostante un alto livello di inconsapevolezza, il cervello antico del bambino è comunque in grado di cogliere l’ambiente e di prendere decisioni di sopravvivenza.

Continuiamo a prendere decisioni in ogni età ma le più importanti che determinano la struttura fondamentale della nostra personalità e del nostro carattere sono quelle prese nei primi tre anni di vita. Queste decisioni antiche sono quelle che più influenzano i nostri comportamenti da adulto e su cui sarà più difficile intervenire successivamente.

Alcune decisioni possono essere ricordate altre no e soltanto la psicoterapia consente di ricostruire decisioni prese prima dei sei anni di età. Molte persone rimangono sbigottite quando capiscono che le più importanti decisioni che hanno determinato il loro comportamento erano state prese quando avevano due anni.

Sotto molti punti di vista un bambino appena nato ha già nove mesi di età, in realtà; e quindi possiamo risalire ancora più indietro e prendere in considerazione situazioni della vita intrauterina. Lo stesso Freud suggerì che alcuni modelli principali di difesa iniziano a formarsi già prima della nascita

Quando il bambino nasce reagisce immediatamente a quanto succede intorno a lui; e il bambino appena nato è un elaboratore altamente sofisticato di informazione che molto precocemente conosce qualcosa di ciò che è e di ciò che può fare.

Il bambino di quattro settimane riesce a mettere in relazione il volto della madre alla voce della madre e inizia a riconoscere le differenze tra la madre il padre e gli estranei.

Entro sei settimane inizia a ridere spontaneamente oppure in risposta al riso di altre persone. Entro le 12 settimane capisce se la madre sta parlando con lui o se si rivolge a qualcun altro. A tre mesi riconosce gli oggetti che gli sono familiari e può essere intimorito dagli estranei.

Sempre nel corso dei primi tre mesi il bambino impara velocemente a influenzare il comportamento della madre: piange se ha fame oppure se è bagnato di pipì oppure se vuole essere preso in braccio. Entro il primo anno di vita ha consapevolezza di chi è in quanto persona separata dalla madre. Entro i primi due anni sia i bambini che le bambine hanno un’idea ben definita del loro sesso. Quindi i bambini raccolgono dati e prendono decisioni di primaria importanza per quel che riguarda la loro esistenza e i modelli fondamentali della loro personalità futura.

A causa di queste competenze relazionali così precoci il bambino nel primo anno di età può prendere delle decisioni di sopravvivenza nel caso in cui l’ambiente sia fonte di pericolo reale o immaginario. Queste decisioni sono fortemente influenzate dal fatto che i bambini piccoli sono in una posizione di grande inferiorità perché vivono con persone che hanno molto più potere di loro.

Cioè il bambino piccolo si sente in una situazione di estrema vulnerabilità alle influenze esterne.

Foto di Jonathan Borba su Unsplash

Tre Bambini che si incontrano…. di cui uno in carne ed ossa

Tre Bambini che si incontrano…. di cui uno in carne ed ossa

Parlo qualche giorno fa con un mio caro amico che ha una figlia neonata. Gli chiedo come va e come stanno lui e la moglie. Mi risponde che la bimba cresce e che loro sono abbastanza tranquilli. Abbastanza…. Cosa significa questo avverbio ? In modo sufficiente ? La loro tranquillità è sufficiente anche se potrebbe essere di più.. Insomma mi risuona che forse c’è qualche motivo di non essere “completamente” tranquilli.

Che succede nel mondo interno della persone quando nasce un bambino ? E ancora prima, che succede quando l’idea di un figlio prende corpo e si materializza nell’utero materno ? L’Analisi Transazionale ci permette, ancora una volta, di leggere in modo semplice e immediato le dinamiche psicologiche che vengono messe in moto quando una coppia diventa un terzetto.

Ognuno di noi possiede tre Stati dell’Io: Il Bambino, l’Adulto e il Genitore. Sono insiemi di pensieri, emozioni e comportamenti che determinano la nostra personalità, il nostro modo di essere e le nostre relazioni con gli altri. I genitori di una neonata hanno generalmente una personalità già determinata e un assetto completo degli Stati dell’Io. La neonata inizia a costruire la sua personalità fin dai primissimi momenti ma inizialmente è presente un solo Stato dell’Io: il Bambino. Sappiamo che gli Stati dell’Io Adulto e Genitore acquisiscono una loro dignità psicologica in un secondo tempo.

L’Adulto della mamma e del papà, che è in grado di analizzare la realtà del qui ed ora, può gestire tutti gli aspetti coscienti, razionali e operativi della gravidanza e dei primi mesi di vita del bambino. Il Genitore della mamma e del papà, fornisce affetto e protezione nonché le regole e le norme.

Ma come si pone lo Stato dell’Io Bambino della coppia genitoriale rispetto ad un bambino in carne ed ossa ? Un bambino vero e per certi aspetti puro ? Capire questo, o meglio, sapere qualcosa su ciò che può accadere, è importante e può aiutare ad evitare alcuni comuni errori che le coppie compiono durante i primi mesi di vita dei figli.

Il neonato, cioè il bambino vero, è in una condizione di totale dipendenza dal mondo esterno: ha solo bisogni da soddisfare, comunica solo con il corpo, non è autonomo né autosufficiente, non ha alternative, vive l’ambiente esterno (compresi i genitori) come onnipotente, forte e enorme. Deve affrontare una situazione che inizialmente sembra estremamente sfavorevole e pericolosa rispetto all’ambiente caldo e liquido dell’utero. Ha bisogno di accudimento, affetto e calore. Se i genitori, e soprattutto la mamma, rispondono a questi bisogni, il neonato si sentirà protetto e accudito, acquisirà fiducia nel mondo esterno e si incamminerà verso una personalità sana ed equilibrata. Per far questo i genitori mettono in funzione il loro Genitore Affettivo e, all’inizio in modo limitato, anche quello Normativo. Le parti adulte dei genitori organizzano la vita in modo da gestire al meglio tutte le esigenze di una situazione nuova e sconosciuta.

Ma il neonato necessita di tante cure e assorbe gran parte del tempo dei genitori che nel frattempo devono continuare ad occuparsi di tutto quello che esisteva prima: lavoro, casa, resto della famiglia. Se il neonato dorme poco o dorme con ritmi anomali, la stanchezza diventa una componente fondamentale; ricordo bene i primi mesi della mia primogenita: aveva un alterazione importante dei ritmi circadiani, si addormentava alle 5 del pomeriggio ed era definitivamente sveglia alle 4 del mattino, sempre. Dopo un mese così, aspettavo con gioia i turni di guardia in Ospedale dove avevo più speranze di dormire che a casa !! E non consideriamo per il momento le situazioni con problemi di salute del neonato quando tutto questo può amplificarsi in modo esponenziale.

Quindi i genitori energizzano quasi totalmente gli Stati dell’Io Adulto e Genitore spesso escludendo lo Stato dell’Io Bambino per cui non c’è tempo, spazio, risorse. Il genitore velista in questo periodo dimentica le sue veleggiate, quello calciatore le sue partite, il ciclista le sue uscite in bici, il cuoco le sue ricette, l’atleta la sua palestra. Quelle attività che le persone svolgono per soddisfare le loro parti bambine, devono essere momentaneamente sospese perché il bambino in carne ed ossa ha la precedenza. E non parliamo del sesso !! Se ne riparlerà forse tra 6-8 mesi.

La limitazione o quasi esclusione dello Stato dell’Io Bambino dei genitori è alla base di malesseri e sofferenze psico-fisiche che si ripercuotono negativamente sul bambino vero e di cui nella maggior parte dei casi non si riesce ad avere consapevolezza piena. Alcune volte, lo Stato dell’Io Bambino della mamma è così sotto pressione che invia messaggi potenti al bambino vero che viene vissuto come la causa del problema: “Ti odio !”, “Vattene via !” “Perché sei arrivato ?”.

Tre Bambini- Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

 

 

 

Attenzione: non si tratta quasi mai di messaggi verbali coerenti ma di messaggi ulteriori e psicologici veicolati con il corpo, con le emozioni e con i comportamenti. Proprio per questo risultano potenti e in grado di essere recepiti anche da un neonato di pochi mesi che, come detto sopra, utilizza solo comunicazioni non verbali. Gli effetti negativi di questi messaggi non verbali di rifiuto possono essere gravi soprattutto se provenienti dalla madre e se ripetuti nel tempo.

Ho sottolineato il fatto che il rapporto con la madre risulta prioritario almeno nei primi mesi di vita e che i comportamenti, i pensieri e le emozioni della madre sono maggiormente condizionanti. Ciò è legato al dato biologico della simbiosi psico-fisica tra feto e madre che, dopo la nascita, non viene immediatamente abbandonata ma solo gradualmente rimossa. Inoltre, se l’assetto familiare è di tipo patriarcale mono reddito, alla madre viene dato implicito mandato di gestire da sola il bambino poiché il “padre/marito” deve lavorare e sostenere la famiglia.

Come si possono limitare, o idealmente annullare, i messaggi negativi da parte dello Stato dell’Io Bambino dei genitori nei confronti del bambino in carne ed ossa ?

Un punto fondamentale e propedeutico è essere consapevoli di queste dinamiche, ad esempio leggendo post come questo. Ma la consapevolezza da sola spesso non basta. Occorre che i genitori si prendano cura dei loro Bambini (interni, Stati dell’Io) arrabbiati, impauriti, tristi. Come ? Prendendosi degli spazi propri e soddisfacendo bisogni bambini personali. Questo all’inizio può essere difficile da realizzare ma fisiologicamente la situazione tende a migliorare e ci saranno sempre più possibilità di ri-appropiarsi di se stessi. Una buona organizzazione tra madre e padre, l’aiuto dei nonni, una amorevole baby sitter, una sorellina grande e coscienziosa. Esistono evidentemente situazioni particolarmente difficili in cui nulla di tutto questo è realizzabile e poco si può fare di fronte ad un dato di realtà negativo. Esistono poi casi, e sono la maggioranza per la mia esperienza, in cui il principale ostacolo a prendersi cura del proprio Bambino è il proprio Genitore Normativo Critico che sentenzia: “Non c’è tempo per il divertimento !”, “Prenditi cura di tuo figlio”, “Sii una buona madre !” , “I Genitori di oggi non valgono nulla !”.

Tre Bambini- Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo dialogo interno è in grado di bloccare il proprio Genitore Affettivo che invece suggerisce: “se lasci il bambino 2 ore con la babysitter puoi andare in palestra e scaricarti”.

Tre Bambini- Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riassumendo possiamo così delineare la tattica per consentire al proprio Bambino di allentare la pressione cui è sottoposto:

1 – prendere consapevolezza della cosa

2 – silenziare il Genitore interno critico e giudicante

3 – dare permessi compatibili con la realtà attivando il Genitore Affettivo interno.

Tre bambini che si incontrano possono creare una notevole confusione; il bambino vero non ha scelte mentre i Bambini interni del papà e della mamma hanno dalla loro il Genitore Affettivo interno che può prendersi cura di loro. E se questo accade il Bambino di mamma e papà non invierà più minacciosi messaggi al bambino vero.

La Psicologia dell’Io: dai contenuti ai processi

La Psicologia dell’Io: dai contenuti ai processi

Nel 1923 Sigmund Freud pubblica l’Io e l’Es, testo fondamentale in cui introduce il modello strutturale e da inizio a una nuova fase di teoria psicologica in cui gli interessi si spostano dai contenuti inconsci alle modalità, cioè ai processi, con cui questi contenuti vengono sottratti alla consapevolezza.

Secondo Freud, la psiche può essere suddivisa in tre grandi macro settori: Es, Io e Super-Io.

L’Es è quella parte della psiche che contiene impulsi e pulsioni primitive e arcaiche cioè forse non razionali in cui si confondono e si sommano desideri, paure e fantasie. Naturalmente l’Es è completamente inconscio, non verbale (si esprime con immagini e simboli), prelogico, non hai concetti di tempo, mortalità e limite. Freud faceva quindi riferimento ad una modalità cognitiva primitiva che sopravvive nel linguaggio dei sogni, delle battute umoristiche e delle allucinazioni. Inoltre, si manifesta con dei derivati a volte di difficile comprensione in forma di pensieri, comportamenti ed emozioni.

L’Io contiene tutte le funzioni che consentono all’uomo di adattarsi alle necessità della vita con modalità accettabili all’interno della famiglia e della società; gestisce cioè gli impulsi incontrollati e primordiali dell’Es. L’Io è in continuo sviluppo ma acquista rapidamente forza soprattutto nell’infanzia a partire dalle prime fasi di vita; agisce secondo il principio di realtà e utilizza modalità cognitive sequenziali, logiche, orientate al qui ed ora. L’Io contiene anche parti inconsce come d’esempio i processi difensivi come la rimozione e lo spostamento. L’Io ha quindi il fondamentale ruolo di percepire la realtà e di adattarsi ad essa: l’Io è tanto più forte quanto più in grado di riconoscere la realtà, anche quando è molto spiacevole, senza utilizzare difese primitive. Ciò implica che la forza dell’Io, che parallela alla salute psicologica, implica la possibilità di utilizzare in modo sano difese mature e diversificate; un ulteriore conseguenza di questa considerazione è l’idea che la salute mentale è direttamente correlata al grado di flessibilità emotiva.

Il Super-Io è quella parte della psiche, cioè del Sé, che gestisce la persona soprattutto da un punto di vista morale. È quella parte di noi che si congratula quando facciamo le cose nel nostro meglio e critica quando deviamo dagli standard. Freud pensava che il Super-Io si formasse principalmente durante l’infanzia, e in particolare durante la fase edipica, attraverso l’identificazione con i valori dei genitori; oggi si pensa che abbia origini molto più precoci nelle nozioni infantili di bene e di male.

La “Centerfold” syndrome ossia la corazza della mascolinità

La “Centerfold” syndrome ossia la corazza della mascolinità

Sto leggendo con molto piacere l’ultimo libro di Michele novellino: “I pronipoti di Adamo”, sottotitolo: le radici dell’amore ambivalente dell’uomo per la donna.

 

Pronipoti di Adamo - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

A pagina 38 mi imbatto nella “Centerfold syndrome” e subito mi scatta la curiosità tipica del mio Bambino di sapere cos’è; Novellino inizia il paragrafo così: “Brooks nel 1995 ha studiato l’origine e la rilevanza sociale ancora attuale dei messaggi che conducono il maschio a costruire la propria identità sessuale e, di conseguenza, la propria concezione della femmina e della”natura” del rapporto sessuale.” A questo punto capisco il tema ma non capisco il termine inglese centerfold. Provo con Google translate ma non c’è traduzione in italiano del termine inglese. Un semplice modo per capire il significato delle parole inglesi non traducibili è quello di cercare il termine su Google selezionando immagini: provate a farlo e probabilmente rimarrete, come sono rimasto io, a bocca aperta. Cercando le immagini in rete connesse alla parola inglese centerfold si ottengono esclusivamente pagine di copertina e pagine centrali di riviste pornografiche per uomini come ad esempio la famosissima rivista Playboy. Se invece la maggior parte di voi non rimane a bocca aperta perché già conosceva il significato della parola, sono io ad avere un importante buco cognitivo. In ogni caso, riprendo le riflessioni di Novellino e ve le propongo.

La stretta aderenza ad un codice maschile applicato alla sessualità crea spesso un importante disturbo del comportamento degli uomini (intendo dire dei maschi) sia nella sfera sessuale sia nella sfera relazionale ed emozionale. Questi maschi sentono la necessità impellente di desiderare donne fisicamente attraenti cosa che superficialmente può essere giudicata naturale ma che in profondità denuncia un pregiudizio e un ordine interno che costringe il maschio a conquistare, a competere con altri maschi nell’ottenere un corpo femminile aderente a standard estetici codificati. Molto spesso le donne sono pesantemente condizionate e per sentirsi attraenti si adeguano a questi standard. La nostra cultura contemporanea sostiene questo modello ed esalta l’apparenza fisica. La conquista del corpo femminile è più importante delle relazioni, del rispetto, delle emozioni. I pregiudizi socio-culturali relativi alla disparità tra uomo e donna, sono un aspetto centrale nella storia di questi maschi.

La sindrome è caratterizzata da cinque elementi principali:

  1. il Voyeurismo cioè l’eccessiva importanza dell’osservazione del corpo dell’altro. Purtroppo i media, e la comunicazione digitale (Social e Web) promuovono un modello relazionale fortemente basato sull’apparenza fisica. La componente visiva delle relazioni sessuali e dell’erotismo si è accresciuta in modo ipertrofico nell’era moderna generando una vera e propria ossessione di guardare i corpi femminili.
  2. Oggettificazione: il corpo femminile è considerato un oggetto e alle donne viene trasmesso il messaggio che la bellezza fisica è il mezzo più importante e irrinunciabile per essere riconosciute socialmente, per avere potere e libertà personale. E’ l’ossessione per l’apparenza e le donne perdono la loro vera personalità con maschi che investono in maniera feticistica su parti del corpo della donna.
  3. Bisogno di conferma: molti uomini vedono la sessualità come unico mezzo per confermare la propria virilità. Allo stesso tempo questi maschi ricercano in modo ossessivo evidenze oggettive del piacere femminile in quanto ciò fornisce una prova concreta della loro mascolinità; in qualche modo quindi il corpo della donna diviene un indicatore della adeguatezza maschile e i maschi diventano schiavi della sessualità non relazionale.
  4. Ricerca del trofeo: il corpo della donna è un trofeo da conquistare e da mostrare in quanto è la prova della propria adeguatezza e superiorità rispetto agli altri maschi
  5. Paura dell’intimità cioè un comportamento sessuale distaccato, in cui il maschio ha paura ad instaurare un contatto emotivo con l’altro diverso da sé. L’emotività è considerata una caratteristica femminile e i maschi vengono educati a nascondere debolezze e vulnerabilità. L’origine psicoemotiva di questa paura va ricercata nella pressione cui sono sottoposti i bambini a distanziarsi precocemente dal corpo della madre: questo genera un conflitto e un’impasse perenne con il corpo della donna, uno scontro costante tra il naturale bisogno di accudimento e la paura di essere umiliati. Questa paura dell’intimità ha quindi origine dalle relazioni emotive disfunzionali tra genitori e figli, che può essere definito come attaccamento disfunzionale.

I giovani maschi affetti dalla centerfold syndrome sono convinti che la virilità e strettamente dipendente dal numero di donne con cui si sono avuti rapporti sessuali; l’aggressività e la competitività sessuale dominano sulle relazioni intime, sull’empatia, sulle capacità di supportare gli altri. Alla fine questo tipo di sessualità aggressiva e dominante soffoca e sostituisce i bisogni profondi e veri. Ma il problema maggiore nasce dal fatto che molti adolescenti maschi, a livello inconscio, si sentono inadeguati e impotenti e sviluppano una forte rabbia per questo potere che le donne attribuiscono nel convalidare la propria mascolinità. Si tratta purtroppo di un disturbo narcisistico di personalità: il trofeo in realtà non gratifica e lascia delusi con la passione sostituita dalla vendetta.

Dal punto di vista psicodinamico è la riproduzione del rapporto antico con una madre seduttiva e abbandonica. Poiché ci si è distaccati precocemente dalla madre si rimane nella perenne impasse tra attrazione e paura. Questo bisogno irrisolto può essere mascherato e negato solo usando la corazza della mascolinità: si mostrano i muscoli, veri o simbolici, si negano le debolezze e si nascondono le fragilità. Se cerco di spingere una palla sotto il pelo dell’acqua, più la spinta sarà forte più la palla tenderà a rimbalzare verso l’alto e a colpirmi il viso !

Photo by Henry Hustava on Unsplash