Il sabotaggio interno

Il sabotaggio interno

Leggendo il bellissimo post di Susanna Minasi ho pensato di aggiungere un pezzettino al sacrosanto concetto che Susanna mette in evidenza: quello che ci è successo da bambini è la base e la struttura di come siamo da adulti.

Ti è mai capitato di pensare o fare cose che non funzionano bene per te o che addirittura ti danneggiano ? A me spesso. Ad esempio c’è stato un tempo in cui facevo cose che alla fine esitavano in un danno fisico, traumi ad esempio. Sfidandomi ai limiti delle mie capacità mi esponevo a rischi grandi per la mia incolumità. Mi è successo con la Mountain bike, con il kite, con la barca, con lo sport in generale, in macchina o in moto. 

Oppure ti è mai capitato di fare o pensare cose che ostacolavano qualcosa di bello che ti stava capitando ? Per esempio una bella storia d’amore con una persona fantastica e speciale.

Io chiamo questi situazioni sabotaggi: cioè c’è  un pezzo di te che mette in atto pensieri e azioni che sabotano. Ognuno di noi ha un potenziale sabotatore pronto ad entrare in funzione.

Ma perché ? Da dove proviene e che significato ha questa parte di noi distruttiva  e negativa ?

E soprattutto: come si gestisce e come si neutralizza ? 

Il sabotatore, o la sabotatrice, sono il residuo attivo di meccanismi di adattamento che abbiamo messo in atto in epoche molto antiche per sopravvivere a condizioni che erano vissute come avverse e pericolose. Vediamo qualche esempio di situazione avversa che il piccolo bambino, o la piccola bambina, si può trovare a gestire. Teniamo bene presente che i bambini non hanno gli strumenti adulti per gestire la vita: il loro esame di realtà non è affidabile, non sanno dare spiegazioni razionali a quello che vedono o sentono, sono totalmente dipendenti dai genitori, non possono prendere decisioni autonome, hanno capacità comunicative primordiali. 

Il padre di un bambino di 3 anni si ammala e in pochi mesi muore. Nessuna possibilità di capire la realtà: il bambino si sente abbandonato, vede la mamma piangere disperatamente e rimanere triste per molto tempo. Soprattutto il non poter spiegare quello che era avvenuto gli crea una tale angoscia, una tale incertezza, una tale confusione da fargli pensare di non poter sopravvivere. Allora comincia a pensare  che le persone, più specificatamente i maschi, possono improvvisamente sparire senza lasciare traccia. E poiché lui è un maschio, appunto, decide che anche lui un giorno sparirà così come ha fatto suo padre. Si adatta a questa regola che crede corretta e comune. Si adatta ad un modello che potesse spiegare e giustificare quello che era successo. E non è più in confusione e in angoscia. Sta sopravvivendo a quella situazione pericolosa e minacciosa. 

Diventato grande, quell’uomo aspetta che da un momento all’altro scomparirà e non esisterà più perché quella regola imparata è profondamente archiviata nel cervello antico ed emotivo mentre non c’è ricordo del perché quella regola esiste e deve essere applicata. Teme le malattie, fa fantasie di morte per qualsiasi fatto che riguardi il corpo e anche il più banale disturbo gli fa pensare che è arrivata una malattia inguaribile e mortale. Oltre a questo si mette in pericolo in vario modo oltrepassando i propri limiti fisici ed esponendosi a incidenti e traumi di vario tipo. Nell’ambito relazionale, cerca rapporti problematici e fonte di malessere evitando accuratamente situazioni positive, giuste, amorevoli. Insomma si sabota in vario modo. La felicità e il benessere non sono una buona regola. La solitudine, la tristezza, la malattia sono buoni modelli. 

Il sabotatore, cioè il Bambino adattato lo aveva fatto sopravvivere, continua ad esistere e a lavorare ignorando la realtà che dice che quelle vecchie condizioni cui bisognava adattarsi non ci sono più. L’adattamento che lo aveva salvato allora è disfunzionale ora. Il meccanismo e la regola sono uguali, la realtà è diversa. 

Un giorno un angelo buono, travestito da psicoterapeuta, gli racconta questa storia e lui capisce che non deve più adattarsi perché l’adattamento non adeguato alla realtà è diventato sabotaggio. Purtroppo è abituato, anzi affezionato, a quel Bambino adattato trasformato in sabotatore e reprimerlo è difficile. Ci vuole tempo per convincere il Bambino (interno) che non serve più. e’ la coazione a ripetere di Freud: insistiamo a continuare a fare cose cui siamo abituati anche se fanno male. A peggiorare la situazione c’è anche la rabbia verso il sabotatore interno, la rabbia verso noi stessi. Abbandonare questa rabbia è la svolta: smettere di odiare il sabotatore e accettare che ci ha fatto sopravvivere in un tempo lontano. Forse addirittura gli dobbiamo essere grati, ringraziarlo: non mi servi più, hai fatto un buon lavoro in passato, grazie. 

Cerchiamo, vediamo e guardiamo e alla fine accettiamo il nostro sabotatore: forse ci proverà ancora ma gentilmente potremo dirgli: no grazie. 

Foto di Alexander Grey su Unsplash

 

Ignorare i nastri registrati del Genitore

Ignorare i nastri registrati del Genitore

Ho avuto in terapia un giovane uomo il cui padre era stato in prigione per molti anni e la cui madre si ingegnava con piccoli furti per sostenere la famiglia. Il paziente aveva l’idea stabile, forte e profondamente radicata che “non bisogna mai fidarsi di un poliziotto”. Questa idea proveniva dal riascolto di nastri registrati nello Stato dell’Io Genitore sia dalla madre che dal padre. 

Il giovane uomo un giorno incontra un giovane poliziotto che lo aiuta a gestire una difficile situazione lavorativa. Il poliziotto è gentile, cordiale, disponibile, autentico e affidabile. 

La realtà che ha davanti agli occhi entra in pesante conflitto con il riascolto del nastro del Genitore Normativo. Ma non bisognava mai fidarsi dei poliziotti ? Il Genitore dice una cosa e l’Adulto un altra. Per anni il nastro registrato del Genitore Normativo, cioè la voce interna che dice ad alta voce e con tono autoritario: “Non fidarti mai di un poliziotto !!”, è stato considerato la assoluta verità non contestabile e assoluta. Per un bambino è molto prudente credere a quello che dicono i genitori piuttosto che contestarla sulla base di quello che vede e che sente. Il Genitore rappresenta una minaccia così forte che si deve rinunciare a indagare sul conflitto che si è creato per capire se la “verità” è la realtà o il nastro registrato. 

Ma per fortuna il Genitore è una minaccia non reale ma immaginata dal Bambino e se l’Adulto rivaluta e corregge il nastro registrato sulla base della realtà, non corre alcun rischio anzi migliora le scelte di vita e le rende aderenti alla realtà del qui ed ora e non al vissuto del la ed allora.

Foto di Daniel Schludi su Unsplash

Il Bambino che c’è in noi

Il Bambino che c’è in noi

Mentre lo Stato dell’Io Genitore contiene la registrazione degli avvenimenti esterni al bambino, lo Stato dell’Io Bambino include le registrazioni degli avvenimenti interni cioè delle reazioni del bambino a ciò che vede e sente.

Queste reazioni consistono essenzialmente in emozioni e stati d’animo in quanto il bambino non è in possesso di strumenti cognitivi e intellettuali per decodificare e capire gli avvenimenti intorno a sé.

È importante tenere presente che nei primi anni di vita il bambino è in una condizione di impotenza totale: è piccolo, alla mercé degli altri, non controlla i suoi movimenti, non conosce e capisce le parole, non è in grado di costruire espressioni di senso compiuto.

In questo periodo che potremmo definire critico, il bambino invia continue richieste di aiuto incondizionato. Da un lato il bambino deve rispondere a bisogni primari come il bisogno di evacuare, di fare pipì, la fame, l’esplorazione, l’espressione dei propri stati d’animo, l’eccitazione dei primi movimenti e la scoperta di nuove cose. Dall’altro i genitori chiedono più o meno costantemente di rinunciare a queste soddisfazioni primarie offrendo come ricompensa la propria approvazione. L’approvazione da parte dei genitori è per il bambino un mistero totale in quanto non è in grado di istituire alcun rapporto certo di causa ed effetto.

Non è sorprendente, quindi, che di fronte a questo frustrante processo di socializzazione in un contesto poco comprensibile lo stato d’animo prevalente sia di tipo negativo. In termini di analisi transazionale possiamo affermare che il bambino è in una posizione esistenziale “io non sono ok“. Questa condizione di non ok è registrata in modo indelebile nello Stato dell’Io Bambino ed è un residuo del passaggio attraverso l’infanzia. Il Bambino non ok è presente in ogni persona anche nei figli di genitori buoni, amorevoli, indulgenti e disponibili. Questa condizione di non ok non è tanto determinata dal comportamento dei genitori quanto dalla condizione infantile di impotenza e inferiorità. Se i figli di genitori “bravi” si portano comunque il peso del non ok non è difficile immaginare quale fardello di dinamiche negative possano esistere nei figli di genitori negligenti, abusanti, maltrattanti e narcisisti.

Le registrazioni dello Stato dell’Io Bambino, come quelle dello stato dell’Io Genitore, possono essere rievocate rapidamente in qualsiasi momento della vita e in ogni tipo di relazione e comunicazione. E se la situazione reale del qui ed ora ricrea una qualche situazione infantile susciterà gli stessi stati d’animo ed emozioni che furono provate allora. In tutte le condizioni in cui non c’è alternativa o ci troviamo con le spalle al muro o pensiamo di non riuscire a sopravvivere lo Stato non ok del bambino originario viene riattivato e vengono rivissute le stesse emozioni. Si tratta di una versione aggiornata della depressione primaria del bambino.

Fortunatamente lo Stato dell’Io Bambino contiene però anche registrazione di dati positivi e piacevoli. La creatività, la curiosità, il desiderio di esplorare e di sapere, il bisogno impellente di toccare, sentire e sperimentare vengono registrati come stati d’animo esaltanti e piacevoli. Nello Stato dell’Io Bambino vengono registrate tutte le prime meravigliose esperienze, tutte le prime volte della vita del bambino, tutte le avventure stupende ripetute più di una volta. Il dondolio ritmico della culla, la sensazione di una soffice coperta, le sensazioni favorevoli agli eventi positivi.; è il bambino felice e spensierato che rincorre le farfalle o la bambina col volto cosparso di Nutella.

In definitiva le persone emergono dall’infanzia con un bagaglio enorme di esperienze registrate nello Stato dell’Io Genitore e nello Stato dell’Io Bambino in modo incancellabile. È giusto quindi domandarsi quali speranze le persone hanno per cambiare e sganciarsi dal passato.

Foto di Senjuti Kundu su Unsplash

Lo Stato dell’Io Genitore

Lo Stato dell’Io Genitore

Lo Stato dell’Io Genitore è quella “parte di noi” che funziona utilizzando un insieme enorme di registrazioni di eventi esterni con cui l’individuo viene in contatto durante i primi cinque anni di vita cioè nella fase della vita che precede la nascita sociale della persona (l’ingresso a scuola). Qualsiasi evento esterno viene registrato nei nastri del cervello ma quelli più significativi sono determinati dall’esempio e dalle affermazioni dei genitori reali o dei loro sostituti. In pratica queste registrazioni contengono tutto ciò che il bambino ha visto fare o ha sentito da parte dei propri genitori.

I messaggi e i modelli genitoriali vengono registrati nello stato dell’Io Genitore in tempo reale e senza alcuna mediazione. Questo accade perché il bambino è totalmente dipendente, è incapace di elaborare significati tramite il linguaggio ed è quindi impossibilitato ad apportare modifiche, correzioni o spiegazioni sia ai modelli che ai messaggi che riceve dai genitori.

Nel Genitore sono registrate tutte le regole e le norme che il bambino ha ricevuto dai propri genitori e che ha visto mettere in pratica. A parte le primissime comunicazioni dei genitori, cioè nei primissimi giorni di vita, tutto viene interpretato in modo non verbale attraverso il tono della voce, l’espressione del volto, la presenza o meno di carezze. Successivamente quando il bambino  è in grado di comprendere il significato delle parole vengono registrate regole e norme verbali più elaborate.”Non dire mai bugie, paga sempre i tuoi debiti, un bravo ragazzo pulisce sempre il proprio piatto, non fidarti mai di una donna, non passare mai sotto una scala, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, frega per non essere fregato”

Tutti questi messaggi sono registrati come fossero la verità assoluta in quanto provenienti dalla fonte di ogni sicurezza e certezza per il bambino: i propri genitori, due giganti alti 2 metri in un periodo in cui il bambino alto poco più di mezzo metro ha tutto l’interesse ad essere buono ed ubbidiente.

Queste registrazioni sono permanenti e non cancellabili e pronte ad essere riascoltate e quindi utilizzate in ogni momento della vita. Inoltre le informazioni registrate nello stato dell’Io Genitore rappresentano un indispensabile strumento di sopravvivenza in quanto forniscono regole il cui obiettivo è appunto la sopravvivenza sia in senso fisico che sociale.

Quando il comportamento e le parole dei genitori sono in contraddizione le registrazioni vengono ignorate in quanto fonte di confusione. Il bambino non è in grado di mettere in discussione queste contraddizioni e quindi si difende non utilizzando la registrazione. Ad esempio se il genitore dice “le bugie non si dicono” ma poi mente oppure se il genitore dice “fumare fa male alla salute” e poi fuma.

Una metafora che descrive bene l’effetto delle registrazioni contraddittorie è quella della musica stereofonica. Nella registrazione del suono stereofonico ci sono due solchi che se  in armonia producono un effetto stupendo quando vengono ascoltati insieme; se invece non sono in armonia l’effetto è sgradevole ed è meglio non ascoltare quella registrazione.

Molte delle informazioni contenute nel genitore vanno a costituire la categoria del “come si fanno le cose“: come appendere un quadro, come fare il letto, come mangiare la minestra, come soffiarsi il naso eccetera. Il “come” si fanno le cose comprende una grandissima quantità di dati raccolti osservando i genitori. Si tratta in genere di dati molto utili che permettono al bambino di imparare a cavarsela da solo. Solo successivamente col crescere dello stato dell’Io Adulto e quindi della libertà di poter esaminare i dati del Genitore, queste informazioni sul “come” possono essere eventualmente aggiornate o sostituite con delle soluzioni migliori e più adatte alla realtà. Se le prime istruzioni registrate nel Genitore hanno caratteristiche di severità e perentorietà si possono incontrare maggiori difficoltà nell’esaminare il vecchio modo di compiere certe operazioni ed eventualmente di modificarle.

Se pensiamo che nel cervello di ogni persona sono registrate migliaia di queste semplici norme di vita ci possiamo rendere conto di quale enorme quantità di dati è registrata nel Genitore. Alcune di queste ingiunzioni sono rafforzate dall’aggiunta di imperativi quali ad esempio “mai”, “sempre” e “non dimenticare mai che..” 

I nastri del Genitore possono essere di aiuto o di intralcio a seconda che siano più o meno appropriati alla situazione reale oppure a seconda che siano stati o meno aggiornati da parte dell’Adulto.

I genitori fisici non sono le uniche sorgenti dei dati presenti nello stato dell’Io Genitore. Ad esempio un bambino di tre anni che trascorre molte ore del giorno davanti alla televisione registra ciò che vede e i programmi possono inculcare alcune concezioni di vita; in generale qualsiasi situazione esterna in cui il bambino si sente alla mercé degli altri fino al punto di non essere libero di dubitare o investigare produce informazioni che vengono registrate in modo indelebile nel genitore. 

Lo Stato dell’Io Genitore si arricchisce di nuove informazioni anche dopo i primi cinque anni di vita anche se in modo molto meno significativo a causa della presenza dello Stato dell’Io Adulto che è in grado di giudicare e valutare le informazioni che riceve e decidere se archiviarle o no.

Foto di Suzi Kim su Unsplash

L’angoscia abbandonica

L’angoscia abbandonica

Cercando nel vocabolario il significato del verbo abbandonare troviamo “Lasciare definitivamente” e anche “lasciare senza aiuto e senza protezione”. Entrambi i significati comportano quasi in automatico l’insorgere di una emozione spiacevole come paura o tristezza e relativa ansia/angoscia.

Il bambino che perde un genitore in modo definitivo e irreversibile, può facilmente pensare che sarà senza aiuto e senza protezione, si sentirà in pericolo, fisico e psicologico, e adotterà strategie per sopravvivere. E’ stato abbandonato. 

Per quel bambino sopravvivere fisicamente sarà probabilmente più facile che sopravvivere psicologicamentre cioè non essere sopraffatti e resi mal funzionanti dall’angoscia abbandonica che emergerà ogni qualvolta si ripropone, anche nella vita da adulti,  una situazione di potenziale e/o immaginario abbandono. 

Il bambino che è stato abbandonato è fisicamente sopravvissuto. Il Bambino con la B maiuscola, cioè lo stato dell’Io Bambino, come reagisce ogni qualvolta la vita adulta ripropone un contesto di abbandono come la morte, una partenza, una separazione ? L’antica angoscia ricompare e invade  il campo perchè è stata ampiamente “memorizzata” nell’archivio emotivo del cervello primordiale. 

L’archivio delle emozioni ha sede nella così detta archeopsiche, quella parte del cervello che esiste e funziona fin dai primi mesi di vita intrauterina (amigdala, ipotalamo, nuclei della base). Le connessioni del cervello antico con quello corticale e cosciente sono potenti e continue ma sfuggono quasi sempre al controllo e alla consapevolezza. Quando ci rendiamo conto del nostro stato emotivo nel “qui ed ora”, ad esempio ci accorgiamo di essere tristi o allegri, non ci è dato quasi mai sapere il vero motivo di quella emozione. Il “qui ed ora” è realmente allegro (o triste) ho ha semplicemente attivato gli archivi emotivi legati al “là ed allora” cioè al passato ? 

L’angoscia abbandonica è potente. A volte anche più dell’angoscia di morte. L’Adulto può aiutare il Bambino a decidere che può sopravvivere all’abbandono e che non rimarrà da solo. 

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Tre Bambini che si incontrano…. di cui uno in carne ed ossa

Tre Bambini che si incontrano…. di cui uno in carne ed ossa

Parlo qualche giorno fa con un mio caro amico che ha una figlia neonata. Gli chiedo come va e come stanno lui e la moglie. Mi risponde che la bimba cresce e che loro sono abbastanza tranquilli. Abbastanza…. Cosa significa questo avverbio ? In modo sufficiente ? La loro tranquillità è sufficiente anche se potrebbe essere di più.. Insomma mi risuona che forse c’è qualche motivo di non essere “completamente” tranquilli.

Che succede nel mondo interno della persone quando nasce un bambino ? E ancora prima, che succede quando l’idea di un figlio prende corpo e si materializza nell’utero materno ? L’Analisi Transazionale ci permette, ancora una volta, di leggere in modo semplice e immediato le dinamiche psicologiche che vengono messe in moto quando una coppia diventa un terzetto.

Ognuno di noi possiede tre Stati dell’Io: Il Bambino, l’Adulto e il Genitore. Sono insiemi di pensieri, emozioni e comportamenti che determinano la nostra personalità, il nostro modo di essere e le nostre relazioni con gli altri. I genitori di una neonata hanno generalmente una personalità già determinata e un assetto completo degli Stati dell’Io. La neonata inizia a costruire la sua personalità fin dai primissimi momenti ma inizialmente è presente un solo Stato dell’Io: il Bambino. Sappiamo che gli Stati dell’Io Adulto e Genitore acquisiscono una loro dignità psicologica in un secondo tempo.

L’Adulto della mamma e del papà, che è in grado di analizzare la realtà del qui ed ora, può gestire tutti gli aspetti coscienti, razionali e operativi della gravidanza e dei primi mesi di vita del bambino. Il Genitore della mamma e del papà, fornisce affetto e protezione nonché le regole e le norme.

Ma come si pone lo Stato dell’Io Bambino della coppia genitoriale rispetto ad un bambino in carne ed ossa ? Un bambino vero e per certi aspetti puro ? Capire questo, o meglio, sapere qualcosa su ciò che può accadere, è importante e può aiutare ad evitare alcuni comuni errori che le coppie compiono durante i primi mesi di vita dei figli.

Il neonato, cioè il bambino vero, è in una condizione di totale dipendenza dal mondo esterno: ha solo bisogni da soddisfare, comunica solo con il corpo, non è autonomo né autosufficiente, non ha alternative, vive l’ambiente esterno (compresi i genitori) come onnipotente, forte e enorme. Deve affrontare una situazione che inizialmente sembra estremamente sfavorevole e pericolosa rispetto all’ambiente caldo e liquido dell’utero. Ha bisogno di accudimento, affetto e calore. Se i genitori, e soprattutto la mamma, rispondono a questi bisogni, il neonato si sentirà protetto e accudito, acquisirà fiducia nel mondo esterno e si incamminerà verso una personalità sana ed equilibrata. Per far questo i genitori mettono in funzione il loro Genitore Affettivo e, all’inizio in modo limitato, anche quello Normativo. Le parti adulte dei genitori organizzano la vita in modo da gestire al meglio tutte le esigenze di una situazione nuova e sconosciuta.

Ma il neonato necessita di tante cure e assorbe gran parte del tempo dei genitori che nel frattempo devono continuare ad occuparsi di tutto quello che esisteva prima: lavoro, casa, resto della famiglia. Se il neonato dorme poco o dorme con ritmi anomali, la stanchezza diventa una componente fondamentale; ricordo bene i primi mesi della mia primogenita: aveva un alterazione importante dei ritmi circadiani, si addormentava alle 5 del pomeriggio ed era definitivamente sveglia alle 4 del mattino, sempre. Dopo un mese così, aspettavo con gioia i turni di guardia in Ospedale dove avevo più speranze di dormire che a casa !! E non consideriamo per il momento le situazioni con problemi di salute del neonato quando tutto questo può amplificarsi in modo esponenziale.

Quindi i genitori energizzano quasi totalmente gli Stati dell’Io Adulto e Genitore spesso escludendo lo Stato dell’Io Bambino per cui non c’è tempo, spazio, risorse. Il genitore velista in questo periodo dimentica le sue veleggiate, quello calciatore le sue partite, il ciclista le sue uscite in bici, il cuoco le sue ricette, l’atleta la sua palestra. Quelle attività che le persone svolgono per soddisfare le loro parti bambine, devono essere momentaneamente sospese perché il bambino in carne ed ossa ha la precedenza. E non parliamo del sesso !! Se ne riparlerà forse tra 6-8 mesi.

La limitazione o quasi esclusione dello Stato dell’Io Bambino dei genitori è alla base di malesseri e sofferenze psico-fisiche che si ripercuotono negativamente sul bambino vero e di cui nella maggior parte dei casi non si riesce ad avere consapevolezza piena. Alcune volte, lo Stato dell’Io Bambino della mamma è così sotto pressione che invia messaggi potenti al bambino vero che viene vissuto come la causa del problema: “Ti odio !”, “Vattene via !” “Perché sei arrivato ?”.

Tre Bambini- Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

 

 

 

Attenzione: non si tratta quasi mai di messaggi verbali coerenti ma di messaggi ulteriori e psicologici veicolati con il corpo, con le emozioni e con i comportamenti. Proprio per questo risultano potenti e in grado di essere recepiti anche da un neonato di pochi mesi che, come detto sopra, utilizza solo comunicazioni non verbali. Gli effetti negativi di questi messaggi non verbali di rifiuto possono essere gravi soprattutto se provenienti dalla madre e se ripetuti nel tempo.

Ho sottolineato il fatto che il rapporto con la madre risulta prioritario almeno nei primi mesi di vita e che i comportamenti, i pensieri e le emozioni della madre sono maggiormente condizionanti. Ciò è legato al dato biologico della simbiosi psico-fisica tra feto e madre che, dopo la nascita, non viene immediatamente abbandonata ma solo gradualmente rimossa. Inoltre, se l’assetto familiare è di tipo patriarcale mono reddito, alla madre viene dato implicito mandato di gestire da sola il bambino poiché il “padre/marito” deve lavorare e sostenere la famiglia.

Come si possono limitare, o idealmente annullare, i messaggi negativi da parte dello Stato dell’Io Bambino dei genitori nei confronti del bambino in carne ed ossa ?

Un punto fondamentale e propedeutico è essere consapevoli di queste dinamiche, ad esempio leggendo post come questo. Ma la consapevolezza da sola spesso non basta. Occorre che i genitori si prendano cura dei loro Bambini (interni, Stati dell’Io) arrabbiati, impauriti, tristi. Come ? Prendendosi degli spazi propri e soddisfacendo bisogni bambini personali. Questo all’inizio può essere difficile da realizzare ma fisiologicamente la situazione tende a migliorare e ci saranno sempre più possibilità di ri-appropiarsi di se stessi. Una buona organizzazione tra madre e padre, l’aiuto dei nonni, una amorevole baby sitter, una sorellina grande e coscienziosa. Esistono evidentemente situazioni particolarmente difficili in cui nulla di tutto questo è realizzabile e poco si può fare di fronte ad un dato di realtà negativo. Esistono poi casi, e sono la maggioranza per la mia esperienza, in cui il principale ostacolo a prendersi cura del proprio Bambino è il proprio Genitore Normativo Critico che sentenzia: “Non c’è tempo per il divertimento !”, “Prenditi cura di tuo figlio”, “Sii una buona madre !” , “I Genitori di oggi non valgono nulla !”.

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Questo dialogo interno è in grado di bloccare il proprio Genitore Affettivo che invece suggerisce: “se lasci il bambino 2 ore con la babysitter puoi andare in palestra e scaricarti”.

Tre Bambini- Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riassumendo possiamo così delineare la tattica per consentire al proprio Bambino di allentare la pressione cui è sottoposto:

1 – prendere consapevolezza della cosa

2 – silenziare il Genitore interno critico e giudicante

3 – dare permessi compatibili con la realtà attivando il Genitore Affettivo interno.

Tre bambini che si incontrano possono creare una notevole confusione; il bambino vero non ha scelte mentre i Bambini interni del papà e della mamma hanno dalla loro il Genitore Affettivo interno che può prendersi cura di loro. E se questo accade il Bambino di mamma e papà non invierà più minacciosi messaggi al bambino vero.

La Psicologia dell’Io: dai contenuti ai processi

La Psicologia dell’Io: dai contenuti ai processi

Nel 1923 Sigmund Freud pubblica l’Io e l’Es, testo fondamentale in cui introduce il modello strutturale e da inizio a una nuova fase di teoria psicologica in cui gli interessi si spostano dai contenuti inconsci alle modalità, cioè ai processi, con cui questi contenuti vengono sottratti alla consapevolezza.

Secondo Freud, la psiche può essere suddivisa in tre grandi macro settori: Es, Io e Super-Io.

L’Es è quella parte della psiche che contiene impulsi e pulsioni primitive e arcaiche cioè forse non razionali in cui si confondono e si sommano desideri, paure e fantasie. Naturalmente l’Es è completamente inconscio, non verbale (si esprime con immagini e simboli), prelogico, non hai concetti di tempo, mortalità e limite. Freud faceva quindi riferimento ad una modalità cognitiva primitiva che sopravvive nel linguaggio dei sogni, delle battute umoristiche e delle allucinazioni. Inoltre, si manifesta con dei derivati a volte di difficile comprensione in forma di pensieri, comportamenti ed emozioni.

L’Io contiene tutte le funzioni che consentono all’uomo di adattarsi alle necessità della vita con modalità accettabili all’interno della famiglia e della società; gestisce cioè gli impulsi incontrollati e primordiali dell’Es. L’Io è in continuo sviluppo ma acquista rapidamente forza soprattutto nell’infanzia a partire dalle prime fasi di vita; agisce secondo il principio di realtà e utilizza modalità cognitive sequenziali, logiche, orientate al qui ed ora. L’Io contiene anche parti inconsce come d’esempio i processi difensivi come la rimozione e lo spostamento. L’Io ha quindi il fondamentale ruolo di percepire la realtà e di adattarsi ad essa: l’Io è tanto più forte quanto più in grado di riconoscere la realtà, anche quando è molto spiacevole, senza utilizzare difese primitive. Ciò implica che la forza dell’Io, che parallela alla salute psicologica, implica la possibilità di utilizzare in modo sano difese mature e diversificate; un ulteriore conseguenza di questa considerazione è l’idea che la salute mentale è direttamente correlata al grado di flessibilità emotiva.

Il Super-Io è quella parte della psiche, cioè del Sé, che gestisce la persona soprattutto da un punto di vista morale. È quella parte di noi che si congratula quando facciamo le cose nel nostro meglio e critica quando deviamo dagli standard. Freud pensava che il Super-Io si formasse principalmente durante l’infanzia, e in particolare durante la fase edipica, attraverso l’identificazione con i valori dei genitori; oggi si pensa che abbia origini molto più precoci nelle nozioni infantili di bene e di male.

Capire, prevenire e cambiare i comportamenti con l’analisi delle transazioni

Capire, prevenire e cambiare i comportamenti con l’analisi delle transazioni

L’analisi transazionale è una teoria della personalità, una metodologia per analizzare il comportamento delle persone e un tipo di psicoterapia.

Il termine ”analisi transazionale” deriva dall’aspetto centrale di questa impalcatura teorica, cioè l’analisi delle transazioni che possono essere definite come gli scambi relazionali tra le persone, cioè le manifestazioni esterne del rapporto sociale. Eric Berne definì la transazione come ”l’unità del rapporto sociale” e la indicò come uno scambio di carezze tra due persone in cui una ha funzione di stimolo mentre l’altra di risposta. Va chiarito che il termine carezza, generalmente inteso nel senso di un intimo contatto fisico, è qui riferito a qualunque atto che comporti il riconoscimento della presenza di un’altra persona. In questo senso le carezze sono l’unità fondamentale del rapporto sociale. Una conversazione, quindi, è costituita da una serie di transazioni collegate tra loro.

Attraverso l’analisi delle transazioni è possibile capire come funzionano le persone, prevenire comportamenti disfunzionali e indurre cambiamenti. Le persone infatti esprimono le proprie convinzioni su se stesse, sugli altri e sulla realtà attraverso il comportamento e la comunicazione.

Le transazioni si svolgono tipicamente a catena: parte uno stimolo che sollecita una risposta che a sua volta diventa uno stimolo di ritorno. Sia lo stimolo che la risposta possono essere sia comunicazioni (verbali e non verbali) oppure comportamenti.

Stimolo/risposta AT - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

 

Quando si inizia una transazione o si risponde uno stimolo che proviene da un’altra persona, esistono varie opzioni relativamente agli Stati dell’Io che vengono utilizzati da chi trasmette lo stimolo e da chi lo riceve.Lo stimolo è generato da un determinato stato dell’Io di chi trasmette e provocherà la risposta di uno dei tre stati dell’Io di chi riceve. Tanto più persona e sana tanto più può utilizzare liberamente i propri stati dell’Io e scegliere il tipo di transazione. In realtà, sia lo stimolo che la risposta possono provenire da due Stati dell’Io nel caso in cui il messaggio che viene inviato contenga sia una componente esplicita-sociale che una componente ulteriore/ psicologica. (vedi avanti transazioni ulteriori)

Stimolo/risposta AT - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

La rappresentazione grafica delle transazioni prevede dei semplici vettori con linea continua (messaggi sociali) o tratteggiata (messaggi psicologici)

Stimolo/risposta AT - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

La direzione dei vettori e il numero di stati dell’Io coinvolti nella transazione determinano tre tipologie principali di transazione.
1.Transazioni complementari: i vettori di stimolo e risposta sono paralleli e provengono da stati dell’Io uguali o complementari; le caratteristiche delle transazioni complementari sono tre:

  1. la risposta deriva dallo stesso stato dell’Io a cui lo stimolo è stato diretto
  2. la risposta torna allo stesso stato dell’Io che ha fatto partire lo stimolo
  3. il livello verbale/sociale/esplicito del messaggio è congruente con quello non verbale/psicologico/implicito

Ecco alcuni esempi:

Transazione complementare - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Stimolo: richiesta di dati reali – Risposta:  invio di dati reali

Transazione complementare - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Stimolo: Emozione spiacevole (paura) – Risposta: giudizio critico

Transazione complementare - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Stimolo: emozione piacevole (gioia) – Risposta:  emozioni piacevole (gioia)

Nelle transazioni complementari spesso la risposta è soddisfacente poiché proviene dallo stesso stato dell’Io da cui è partito lo stimolo o da uno stato dell’Io complementare; questa “soddisfazione” nella transazione fa sì che essa possa teoricamente prolungarsi con la ripetizione di stimoli e risposte complementari. Si intende qui per soddisfazione una condizione di appagamento di aspettative sia piacevoli che spiacevoli, in assenza di incognite e reazioni poco conosciute. In altre parole: le persone si scambiano “carezze”, sia positive che negative, ottenendo rinforzi e conferme, sia positivi che negativi. 1^ regola della comunicazione: nelle transazioni complementari lo scambio può teoricamente prolungarsi all’infinito.

2.Transazioni incrociate: la risposta proviene da uno stato dell’Io diverso da quello sollecitato e sono coinvolti più Stati dell’Io; conseguentemente i vettori si incrociano. Ecco alcuni esempi:

Transazione incrociata - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Stimolo: Giudizio critico negativo – Risposta:  analisi di realtà

Transazione incrociata - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Stimolo: richiesta di dati – Risposta:  Giudizio critico negativo

Nelle transazioni incrociate la “soddisfazione” delle parti non si realizza in quanto la risposta proviene da uno stato dell’Io diverso e non complementare: le aspettative non vengono rispettate, succede qualcosa di non previsto e sconosciuto; questo fa sì che la transazione tende a concludersi e la comunicazione a interrompersi. Questa caratteristica delle transazioni incrociate può essere utilizzata in modo volontario quando si intende interrompere una comunicazione disfunzionale e non piacevole. 2^ regola della comunicazione: nelle transazioni incrociate lo scambio tende a interrompersi e/o inizia una comunicazione su qualcosa di diverso.

3. Transazioni ulteriori: contengono un doppio messaggio: quello sociale, esplicito e quello psicologico, non esplicito non congruenti. Il messaggio sociale è ciò che la persona apparentemente sta comunicando mentre quello psicologico è ciò che la persona vuole comunicare in modo sottinteso e spesso non consapevole. La componente psicologica è generalmente veicolata utilizzando gli aspetti non verbali della comunicazione e/o comportamenti. Ecco alcuni esempi:

Transazione ulteriore - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Apparente domanda su dati reali con implicito (nascosto) tentativo di convincere

Transazione ulteriore - Alessandro Barelli Psicoterapeuta - okness.it

Apparente domanda su dati reali con implicito (nascosto) giudizio critico negativo

Nelle transazioni ulteriori si evidenzia la 3^ regola della comunicazione: quando il messaggio sociale e quello ulteriore non coincidono l’esito della transazione è  determinato dalla componente psicologica implicita a causa della maggiore potenza della comunicazione non verbale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Patologia degli stati dell’io

Patologia degli stati dell’io

Una persona si comporta in modo sano quando è in grado di utilizzare tutti gli Stati dell’Io in modo appropriato e conveniente alla situazione ambientale del momento

Valutazione degli Stati dell’Io

Berne osservò che i tre Stati dell’Io hanno quattro caratteristiche:

1) potere esecutivo, cioè il potere che hanno di assumere il controllo dell’attività neuromuscolare di una persona;

2) adattabilità, cioè la capacità di rispondere a stimoli social attraverso il comportamento;

3)  fluidità biologica, cioè la capacità di cambiare ed evolversi;

4) intelligibilità, per cui ogni individuo può dire in quale Stato dell’Io si trovi in un dato momento.

Attraverso queste proprietà è possibile capire gli Stati dell’Io sia in se stessi che negli altri in quattro ambiti: comportamentale, sociale, storica e fenomenologica; quando tutte e quattro convergono su uno stesso Stato la diagnosi è la più certa.

Comportamentale: consiste nell’osservazione del comportamento di una persona, del tono di voce, della postura, dei gesti dei discorsi etc.

Sociale: consiste nell’osservazione dello stato dell’Io suscitato negli altri, la diagnosi si fa osservando il genere di transazioni che una persona ha con gli altri.

Storica: consiste nell’investigare la storia passata del paziente, per vedere se la persona reagisce come reagiva da bambino (probabile stato dell’Io bambino) oppure se reagisce come i suoi genitori facevano allora (probabile stato dell’Io genitore).

Fenomenologica: consiste nel rivivere il momento in cui una data esperienza di uno stato dell’Io venne provata originariamente.

Patologia degli Stati dell’Io

Una persona si comporta in modo sano quando è capace di energizzare uno stato dell’Io a sua scelta e più adatto alla situazione ed è capace di valutare la realtà dal punto di vista Adulto senza che i pregiudizi del Genitore o le paure del Bambino non diventino informazioni per questo.

Si parla di patologia dello stato dell’Io quando i confini dell’Adulto di una persona crollano ed esso è contaminato o dal Bambino o dal Genitore o da entrambi. Emerge la contaminazione del Bambino attraverso fobie, superstizioni, fissazioni per cui l’individuo usa vecchi vissuti per una inappropriata valutazione del qui e ora. Mentre siamo di fronte ad una contaminazione del Genitore quando l’individuo usa come dati di fatto pregiudizi e motti genitoriali. L’ Adulto può essere contaminato contemporaneamente sia dal Genitore che dal Bambino: quando i messaggi genitoriali sono potenti possono risvegliare nel Bambino forti emozioni e entrambi possono contaminare l’Adulto.

Esclusioni: un’altra patologia è presente quando uno o due Stati dell’Io dominano il comportamento di un individuo. Lo stato dell’Io dominante si chiama costante o escludente mentre lo stato dell’Io che non è usato si dice escluso. Nessuna esclusione però è totale, anche uno stato dell’Io escluso contiene energia legata, e così continua a rispondere in qualche modo agli stimoli esterni. A seconda dell’esclusione si hanno caratteristiche diverse della persona: quando il G è escluso la persona non si prende cura degli altri, quando è escluso l’A la persona è in una situazione cronica di turbolenza, quando è escluso il B la persona manca di spontaneità e allo stesso tempo di dispiacere profondo. Le persone fredde, molto razionali hanno un A esclusore, la persona che invece vive solo secondo norme e principi, ha un G esclusore infine in chi vive secondo l’impulso del momento ha il B l’esclusore.

Come diveniamo noi stessi

Come diveniamo noi stessi

Capire come diventiamo noi stessi è molto più facile di quanto comunemente si pensi; per conoscersi meglio non è obbligatorio andare nel profondo

Gli Stati dell’Io ovvero come diventiamo noi stessi….

Per poter conoscere come diventiamo noi stessi, quello che siamo e quello che pensiamo occorre rifarsi ad una teoria della personalità.

In che modo gli esseri umani costruiscono la loro personalità ? A questa domanda la psicologia e la psicanalisi cercano di rispondere da più di 100 anni. Nella speranza che in un futuro non troppo lontano si arrivi a un modello unificato del carattere e della personalità umana, abbiamo oggi a disposizione numerose teorie. Una di queste, l’Analisi Transazionale, fondata da Eric Berne negli anni 50, consente una comprensione facile dello sviluppo della personalità.

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1 – Il bambino assorbe i modi di essere, di parlare, di pensare, di agire di concepire il mondo che desume da come vede mettersi in relazione tra loro e con lui gli adulti che fanno parte dell’ambiente. Cioè introietta, fa proprio, assimila, l’ambiente familiare nel quale vive, con i suoi modi di pensare e di agire che diventano dei principi, delle regole che influenzeranno la sua personalità completa di reparto. L’ introiezione dei modi di pensare e di agire degli adulti presenti nel suo ambiente  determina  lo stato  dell’Io Genitore.

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2 – il progressivo formarsi nella mente del bambino di tutta una serie di esperienze legate al contatto diretto con la realtà determina lo stato dell’Io Adulto. La realtà viene sperimentata e affrontata in modo diretto e responsabilizzato quando si guarda, si giudica e si sente il mondo con i propri occhi e le proprie orecchie. Lo stato dell’Io Adulto è in grado di alterare le regole culturali e familiari incluse nello stato dell’Io Genitore. Lo stato dell’Io Adulto inizia a formarsi già durante i primi mesi di vita quando il bambino attraverso la sperimentazione dei sensi, del linguaggio e con l’aiuto del gioco comincia a trarre le conclusioni e a sentirsi un’entità autonoma capace di pensare e di decidere.

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3 – anche dopo il raggiungimento dell’età adulta permangono dei modi di pensare, di reagire e di scegliere che sono tipici dell’infanzia che costituiscono lo stato dell’Io Bambino;  un adulto, in genere responsabile di tutto quello che trova, può divenire di nuovo incapace di reagire di fronte ad superiore che gli urla contro e ritorna a comportarsi come quando da bambino si sentiva inerme e indifeso di fronte ai rimproveri del padre arrabbiato per qualche sua marachella. Ancora, l’essere umano adulto si comporta come un bambino quando si diverte, gioca e da sfogo a bisogni semplici come il sesso o il cibo.

Al momento della nascita l’essere umano viene proiettato in un ambiente interpersonale che lo accompagnerà durante tutto lo sviluppo psicofisico. I genitori, o chi per loro, costituiscono il filtro continuo per tutte le esperienze di contatto con il mondo interno ed esterno. Se il bambino ha fame piange in quanto reagisce e segnala uno stato di malessere interno: quello che succederà in risposta al suo pianto sarà determinante per le loro esperienze. Possiamo affermare con certezza che fin dall’inizio della sviluppo l’evoluzione della personalità dipende da due fenomeni fondamentalil’ambiente interpersonale nel quale nasce e cresce il bambino; l’innata capacità del bambino di reagire e di adattarsi alle condizioni in cui si trova. L’analisi transazionale mette a fuoco la sua visione dello sviluppo della personalità proprio partendo da queste due polarità: il bambino e l’ambiente che lo circonda che include i genitori o le figure genitoriali che eventualmente li sostituiscono, i cosiddetti “care givers”.

come si forma la personalità

Quindi la personalità si costruisce attraverso l’elaborazione attiva da parte del bambino che realizza delle esperienze interpersonali che l’ambiente che lo circonda gli propone. L’interazione con i genitori o con i loro sostituti è indispensabile per interiorizzare le norme e modelli di comportamento. In ogni caso la personalità si compone di tre dimensioni principali: Stati dell’Io Genitore, Adulto e Bambino; il diverso equilibrio tra gli Stati dell’Io, sia nel nostro interno che nelle relazioni, porta a diversi comportamenti e atteggiamenti che sono caratteristici della personalità di un individuo adulto.

L’influenza delle parti antiche della personalità (Genitore e Bambino) sulle decisioni coscienti della persona rimane al di fuori della percezione cioè ognuno di noi non si rende conto di decidere ciò che in realtà esprime, norme introiettate dei genitori oppure paure o illusioni del bambino.

Nel 1957 Eric Berne, nell’articolo “Ego states in psychoterapy”, menziona per la prima volta i tre Stati dell’Io e usa il diagramma con i tre cerchi che li circoscrivono. Berne descrive uno Stato dell’Io fenomenologicamente come un sistema coerente di sentimenti riferiti a un determinato soggetto, operativamente come un insieme coerente di modelli di comportamento, e pragmaticamente come un sistema di sentimenti che motivano il corrispondente insieme di modelli di comportamento. I tre Stati dell’Io  di base di una persona possono essere rappresentati con il diagramma della personalità.