Lo shock del corpo e della mente

Lo shock del corpo e della mente

Che cosa succede nella nostra mente quando si viene esposti ad uno shock ? Ad esempio, quando si subisce l’insorgenza improvvisa di una malattia grave in grado di mettere in pericolo la nostra vita ? Per capire questo proviamo ad immaginare la psiche come fosse una persona fisica e utilizziamo la suggestione di un famoso quadro, l’Urlo di Munch

Nel quadro appare evidente il terrore, il viso, l’espressione…ha visto qualcosa di orribile forse di indicibile, si copre le orecchie con le mani come se volesse evitare di sentire. Altro elemento è l’angoscia del vuoto: di fronte ad una continuità di vita stabile, ordinata, quella che tutti noi viviamo e cerchiamo di vivere il più a lungo possibile, improvvisamente dietro a questa persona c’è il vuoto, una discontinuità che le altre persone non condividono continuando a percorrere il loro sentiero stabile. Il terzo elemento è il profondo e doloroso senso di isolamento dagli altri.

Quando la psiche viene traumaticamente aggredita si verificano almeno tre fenomeni psicodinamici che distinguiamo per motivi di spiegazione ma che sono facce della stessa medaglia:

  1. la ferita narcisistica, cioè un vissuto di grave menomazione dell’integrità dell’Io. La persona si trova staccata dagli altri e dal proprio senso di continuità con se stesso; anche questo concetto è visivamente presente nell’Urlo di Munch.
  2. la regressione psichica, cioè necessità di irrigidire le proprie difese psichiche allo scopo di evitare l’angoscia che altrimenti risulterebbe terrorizzante. Ci si sente di nuovo bambini, spaventati, dipendenti dagli altri, incerti, insicuri
  3. Negazione del cambiamento di vita drammatico e non voluto a cui si è stati esposti con cronicizzazione delle difese psichiche

La psiche è ad un bivio: o trova nell’ambiente nuove risorse o la cronicizzazione delle difese può determinare uno stato stabile di malessere/malattia psichica con coinvolgimento dell’ambiente circostante,  in primis la famiglia. Ricordo che le difese psichiche sono delle misure che mettiamo in atto per far fronte alla realtà specialmente quando è necessario adattarsi a qualcosa di nuovo soprattutto se imprevisto e negativo.

Le difese possono variare in relazione a diversi profili di personalità.

Nelle personalità ossessive le difese sono il controllo e la razionalizzazione; queste persone tenderanno quindi a pensare di fare tutto da soli, “ora ci penso io” con un tentativo di controllo e di dominanza su quello che sta accadendo.

Le personalità fobico-evitante penseranno che quello che è successo è troppo per me, non posso fare niente, pensateci voi; negano quello che è successo per avere dall’ambiente un supporto che pensano di non poter trovare in se stessi. Negazione e dipendenza.

La personalità paranoidea esaspera le difese tipiche che utilizza: il sospetto e il controllo. In altre parole pensano: “mi è successa una cosa talmente brutta e drammatica che c’è qualcosa che non va, deve essere colpa di qualcuno, ci deve essere un complotto contro di me”; in ambito sanitario quel qualcun altro che ha sbagliato può essere facilmente ritrovato in un sanitario.

La personalità depressiva invece si rifugia nel senso di colpa e nell’isolamento, deve essere colpa mia, la conseguenza di tutte gli sbagli che il depresso tende a vedere in se.

Nel sostenere questi pazienti è importante e fondamentale un modello di intervento psicologico che può essere suddiviso in tre livelli:

il sostegno individuale al paziente mediante il counselling, la psicoterapia, i gruppi di auto-aiuto e le tecniche familiari con l’obiettivo di aiutare il paziente ad accettare un drastico cambiamento di vita che ha costretto la vittima ad irrigidire i propri meccanismi di difesa.

Il sostegno alla rete familiare che è coinvolta nello shock emotivo ed è chiamata ad aiutare attivamente. Aiutare ad accettare il cambiamento del loro familiare ed essere sostenuti nel fornire l’aiuto al paziente.

Il sostegno formativo alla rete degli operatori con lo scopo di prevenire il burn-out degli operatori e di aiutare nello gestire la comunicazione con il paziente e la rete familiare.